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Il collezionista

Regia di William Wyler vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il collezionista

di sasso67
8 stelle

Quando una passione diventa ossessione. Quando un sentimento bello, nella testa di un maniaco, diventa impulso al crimine e proprio nei confronti dell'oggetto desiderato. Del resto, secondo Freud l'atto di collezionare oggetti soddisfa dei bisogni legati alla sfera sessuale; ma probabilmente si tratta anche di un'attività sostitutiva, che sublima e sostituisce eventuali pulsioni aggressive in ambito sessuale. Nel caso del nostro Freddie Clegg (un ottimo Terence Stamp), la collezione di farfalle, per la quale ha anche vinto dei premi, non riesce a soddisfare completamente il desiderio che il giovane sviluppa per la coetanea Miranda Grey (Samantha Eggar). Alla passione (perversamente) amorosa, si sommano la bramosia di possesso dell'oggetto tanto desiderato e un complesso d'inferiorità nei confronti della classe sociale e della cultura di questo "oggetto" (la ragazza), come testimonia l'illuminante sequenza della discussione sul romanzo Il giovane Holden e sulle opere di Picasso.
Ma secondo me, a queste tematiche si deve aggiungere anche l'incapacità della vittima di sottrarsi definitivamente al potere del proprio aguzzino. Miranda non sembra capace di desiderare sufficientemente di scappare, contrariamente, immagino, alle farfalle, le quali ambirebbero a restare libere di svolazzare per i campi. Miranda avrebbe dovuto avere il coraggio di liberare la farfalla chiusa nel barattolo di vetro (l'unica ancora viva in quel museo di cadaveri variopinti): invece, lasciandola dentro la sua prigione, pare anticipare il proprio destino. Così come, ancora, la ragazza non ha la forza o la volontà di lottare con il sequestratore, nella sequenza quasi hitchcockiana della vasca da bagno, dove cede alla forza di Freddie opponendo soltanto una resistenza passiva, ma anche quando non trova il coraggio di assestare una seconda badilata al suo sequestratore, ormai atterrato e sanguinante per un primo colpo. L'incapacità di Miranda di ribaltare il rapporto di vittima/carnefice ha una inspiegabilità di sapore kafkiano, che contribuisce a fare la grandezza di questo piccolo grande film, capace anche di spiazzare la critica, abituata a giudicare sbrigativamente Wyler  come "il regista di Ben Hur".

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