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Cupo tramonto

Regia di Leo McCarey vedi scheda film

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La recensione su Cupo tramonto

di LorCio
10 stelle

Di film d’amore ne è pieno il mondo, di film d’amore così belli non lo so e non so neppure se sia, come fermamente credo, il più bel film sull’amore mai realizzato, benché in questo momento mi piaccia pensare che sì, sia il più bello. Che può essere una scelta pessimista, nessuno lo nega: ma dentro Cupo tramonto c’è una miracolosa sintesi di malinconia, nostalgia, strazio, commozione, in definitiva amore. Vittime annunciate della crisi economica, un’anziana coppia è costretta ad abbandonare il nido domestico (apice della fondamentale presenza della casa nell’economia ambientale del cinema di Leo McCarey: una casa che è assenza, moltiplicazione, solitudine). Separati, vengono ospitati di malavoglia da due dei quattro figli.

 

 

È un film con due anime inquiete: una dimensione sociale e una intima. Tanto è un apologo sull’irriconoscenza e il cinismo dei giovani e la latitanza della sensibilità nei confronti dell’anzianità, quanto una favola nera sull’inesorabile crudeltà del tempo e sulla rimozione della memoria degli affetti. Figlio del suo tempo (McCarey non si aggiudicò il sacrosanto Oscar perché il film toccava troppo l’ipocrisia americana), Cupo tramonto incide per la sua natura intrinsecamente legata al sole che cala e splende un’ultima volta: l’incontro finale tra i due anziani innamorati chiude un cerchio (tornano nell’hotel del viaggio di nozze perché, ci risiamo, manca una casa) ed è di una bellezza lancinante. Film prezioso.

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