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Il Caimano

Regia di Nanni Moretti vedi scheda film

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La recensione su Il Caimano

di barabbovich
6 stelle

Fermo da dieci anni, il produttore cinematografico Bruno Bonomo (Orlando) - che in passato ha avuto successo con film di serie Z come Maciste contro Freud, Mocassini assassini, Cataratte, La poliziotta coi tacchi a spillo e Violenza a Cosenza - si accinge a girare un film su Cristoforo Colombo. Il progetto va a monte ma si presenta l'occasione di girarne un altro scritto da una giovanissima regista (Trinca) che all'attivo ha soltanto un paio di cortometraggi. Si tratta di un film intitolato Il caimano e che ha per oggetto l'ascesa e la caduta di Berlusconi in Italia. Orlando ha come co-produttore un polacco (Stuhr) che gli si rivolge usando costantemente l'espressione "la vostra Italietta" e che pone una condizione: per il film vuole un attore di grande richiamo (Placido). L'attore dapprima accetta, quindi abbandona il set, intuendo che l'affare potrebbe costargli qualche grana. Viene così meno il finanziamento polacco, si provvede a reclutare un attore assai meno noto (Moretti), si dimezzano i costi produttivi ma il film si fa lo stesso. E per Bonomo, che dorme tra il teatro di posa pignorato e un albergo dopo la difficile separazione dalla moglie (Buy), forse arriverà il riscatto.
Moretti gira il suo film più politico, maturo e difficile. Con un titolo che parte da una definizione che Franco Cordero diede di Berlusconi, Il caimano racconta con uno stile tutto suo l'Italia dell'uomo di Arcore. "Cosa vuoi dire che gli italiani non sappiano già?", domanda Moretti mentre, come di consueto, canta stando al volante. Sceglie così di raccontare con due suoi tipici mezzi espressivi (il film nel film come già in Sogni d'oro, Caro diario e Aprile e il racconto autobiografico, caricato sulle spalle di uno strepitoso Silvio Orlando) ansie e timori dei tempi che corrono, giocando col grottesco, col cattivo gusto culturale e cinematografico, facendo anche ridere, ricorrendo a immagini potenti, insolite nel suo cinema, scivolando talvolta nel melò e mettendo sulla scena il dramma di una separazione coniugale. Accolto da recensioni preventive (alcuni critici e detrattori di destra ne hanno parlato male prima ancora di vederlo), il film è uno dei casi cinematografici più importanti del 2006 e forse il più importante della carriera del regista romano. Con un finale davvero mozzafiato.   

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