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La grande fuga

Regia di John Sturges vedi scheda film

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La recensione su La grande fuga

di Antisistema
8 stelle

La Grande Fuga é un cult dalla fama enorme ancora oggi e credo che tale status risulti assolutamente meritato. Sturges non è un regista che resterà negli annali per chissà quali meriti apportati al cinema, ma durante la sua epoca, era un mestierante ben al di sopra della media, riuscendo ad andare in tre-quattro casi oltre le aspettative. John Sturges dopo il grande successo dei Magnifici Sette, confeziona un film che ha tanti punti in comune con l'opera precedente, a cominciare dalla coralità dei personaggi e parte del cast in comune (Bronson, Coburn e McQueen); inoltre riesce a correggere alcuni difetti del film precedente, grazie ad un montaggio ritmato ed incalzante che riesce a gestire ottimamente le tre ore della pellicola. A tutto questo si aggiunge una gestione sapiente dell'ironia e dell'umorismo spaccone americano, senza mai mandare fanculo l'atmosfera di serietà dell'opera.

 

Ci si ritrova innanzi ad un film corale come detto sopra, dove i prigionieri di varie nazionalità (inglese, americana, australiana e scozzese), cercano di fuggire da questo campo di prigionia dove i tedeschi hanno internato tutti gli elementi più pericolosi per via di precedenti fughe tentate.

 

Nonostante i tanti personaggi; su tutti spicca il grande Steve McQueen, il quale è a suo agio in questi ruoli anti-sistema. Se il potere vuole rinchiuderlo, lui troverà tutti i modi per liberarsi mandando al manicomio i suoi carcerieri con provocazioni sconsiderate, gesti logorroici (la pallina da baseball che batte continuamente contro il muro della cella d'isolamento) e tentativi di fuga ripetuti. Ci si ritrova innanzi ad un personaggio irrequieto, sbruffone, irritante e ironico; celebre la sua fuga in moto per mezza Germania, un mezzo di pura libertà che gli consente di appagare il suo spirito ribelle ed anti-conformista. C'è da dire che i personaggi non hanno grosse caratterizzazioni, questo però non è un difetto, poiché Sturges sceglie di farceli conoscere più per le loro azioni, che per l'analisi psicologica.

Gli inglesi collaborano collettivamente tra loro; gli australiani sono ligi al dovere e servizievole, gli scozzesi fieri ed orgogliosi, mentre McQueen in quanto americano, è un individuo che pensa prima a sé stesso e poi al collettivo... tipica mentalità americana spaccona. Naturalmente inutile aggiungere che i tedeschi sono macchiette ridicole che si fanno raggirare in ogni modo. Sudore, duro lavoro, amicizia, polvere, terra e asservimento all’interesse i gruppo; sono i molti temi di questo film che riesce ad elevare quest’opera ad un livello epico superiore di quello di semplice film carcerario e basta.

 

Che si può dire alla fine? Nonostante non sia un film particolarmente amato dalla critica (Mereghetti gli appioppa le solite 2.5 stelline, sufficienza strapiena ma non più in la'), direi che possiamo pure fregarcene di tanto in tanto del loro giudizio e recuperare assolutamente questo film di puro intrattenimento, il quale dopo decenni si conserva ancora fresco, assolutamente godibile e decisivo nell'influenzare l'intrattenimento Hollywoodiano successivo per atmosfere e tono. Un grande film di puro intrattenimento, ma tutt'altro che sciatto… un qualcosa che Hollywood negli ultimi 30 anni ha perso del tutto la capacità di realizzare… e dire che era nata come industria del cinema d'intrattenimento.

 

 

Steve McQueen

La grande fuga (1963): Steve McQueen

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