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Il grande freddo

Regia di Lawrence Kasdan vedi scheda film

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La recensione su Il grande freddo

di PompiereFI
10 stelle

Tra canzoni del passato, erba da fumare, riflessioni profonde, filosofie più o meno importanti, voglia di cocaina, relazioni sentimentali o amorose precarie e transitorie, fluiscono i ricordi di un gruppo di ex amici universitari che si ritrovano circa una decina d’anni dopo la fine degli studi. E hanno modo di confrontare i caratteri, le aspirazioni mancate e quelle raggiunte controvoglia, le scelte sbagliate e le vite vissute al posto di altri.

Sono quasi tutti ben collocati nella società: c’è chi fa l’attore di successo, il giornalista logorroico, il medico riciclato come casalinga, l’avvocato tirapiedi, il titolare di imprese le quali stanno per essere inglobate da multinazionali affamate, e chi invece è un tormentato reduce dal Vietnam alle prese con rimedi non proprio ortodossi. Molti di loro hanno speso male il proprio tempo: il miraggio della famiglia felice con tanto di figli si rivela un peso e un impedimento (anche se c’è chi invece sogna di rimanere incinta).

Sono lontani i tempi dei corsi universitari frequentati insieme: i contatti si sono allentati e si è perso il senso di ogni avvenire. Dalla bambagia al mondo vero, la vita si è rivelata in un lampo e le prospettive sono cambiate. Per questa compagnia composta da 7/8 persone, tutte sui trent’anni, non era previsto scendere a compromessi (non necessariamente negativi); si sono adattati, ma hanno anche portato con loro qualcosa dell’idealista temerarietà e dell’immaginazione degli anni della lotta. Entrano così in contatto con il mondo del successo individuale e del declino degli affetti, nel quale la vita sembra non essere tanto sicura: se prima ci si vestiva per vivere, adesso è facile agghindarsi per morire. Alex, l’amico suicida, lo sa bene.

Le apparenti migliorie, le vite agiate, appaiono tutte come cose superficiali, scomodi bilanci in rosso. Si tenta di fissare il momento e fermare/filmare l’attimo attraverso l’uso di una videocamera, per creare situazioni durature che parlino di loro, alleati alla deriva eppur sempre egocentrici. Le chiacchere della comitiva di amici sono ben intervallate e accompagnate dalla straordinaria colonna sonora dovuta ai pezzi dell’epoca. I nomi sono quelli dei Rolling Stones, Aretha Franklin, Percy Sledge, Beach Boys, Steve Miller Band, Spencer Davis, Temptations, Marvin Gaye. Tutte musiche che non commentano, ma si limitano a sostenere in maniera indiretta l’emozione del momento.


Grazie a un umorismo pressante, “The big chill” è anche divertente, un esame in chiave comico/leggera del tipo di stress a cui i personaggi sono sottoposti. Un equilibrio di insieme davvero invidiabile, permeato da uno stile rilassato e graffiante allo stesso tempo. Racconta qualcosa di specifico che poi è diventato universale, senza rilievi laudativi; si avvale solo di una forte agitazione mentale che si trasfigura in una virtù abituale e in un limpido omissis. Saggia e a tratti adulatrice fotografia di un gruppo un po’ frustrato, sostenuta da conversazioni torrenziali e da un’ottima equipe di attori, dai quali emergono un favoloso William Hurt e un ricreativo Jeff Goldblum, “Il grande freddo” è diventata meritatamente una pellicola che porta nel titolo un modo di dire famoso ed eterno.

E ci ricorda che ciò che ci aspetta è un paio di scarpe nuove per tutti. Destinate a una generazione dopo l’altra.

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