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Prova a incastrarmi

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Prova a incastrarmi

di Baliverna
7 stelle

Lumet strizza l'occhio alla mafia? Non credo, anche se ha sbavato i contorni qua e là.

Non è tra le migliori pellicole di Lumet, ma secondo me è tutt'altro che da buttare. Inizia come un film così e così sulla mafia americana, ma poi, a poco a poco cattura l'interesse dello spettatore, e svolge una riflessione non banale sull'abilità di certi criminali di suscitare simpatia, e quindi sulla fallibilità della giustizia umana. Come scrisse Ariosto “ecco il giudicio uman come spesso erra”. E io aggiungo: com'è vero! Forse questo è proprio l'approdo a cui vuole portarci il regista, e le accuse di indulgenza verso i mafiosi potrebbero non essere fondate. Forse al regista in certi momenti è sfuggita di mano la rappresentazione dei personaggi e della vicenda, e ha prodotto in certuni questa impressione non voluta. In particolare, poteva aggiungere qualche accendo negativo e ambiguo al protagonista, che dopo tutto sta solo... recitando una parte.

Il protagonista è indiscutibilmente abile ad ingraziarsi sia la giuria che il giudice: sa toccare i tasti giusti, ha il senso dell'umorismo, sembra conoscere la retorica più degli avvocati e sa abbellire la propria immagine, calpestando fatti e prove. Insomma è molto furbo, e riesce a mettere nel sacco tutti senza che se n'accorgano. Purtroppo l'elemento “simpatia” o “antipatia” possono offuscare o ad impedire del tutto l'obiettiva visione e considerazione dei fatti. E di criminali e/o assassini simpatici, che l'hanno spuntata del tutto o se la sono cavata con poco, è piena la cronaca.

Oltre a ciò, secondo me nella pur giusta determinazione e foga del procuratore Giuliani si intravvedono venature di rivalità personale oltre la legge, e il titolo (ben tradotto questa volta in italiano) parla in questo senso. L'imputato gradasso e beffardo lancia la sfida, e il tutore della legge la vuole vincere a tutti i costi. Per la giustizia e la società, certo, ma anche per togliersi la soddisfazione e forse anche per vendicarsi del suo sdegnoso no a testimoniare. E la privazione della poltrona inflitta all'imputato appartiene proprio a questa seconda serie di motivi.

Lumet, credo al di là di ogni critica, dà un'altra prova di saper dirigere in interni, e processi in particolare, a base di dialoghi e poco più, senza quasi alcuna azione. Gli unici esterni degni di nota, si vedono alla fine, e finiscono per simboleggiare la libertà ritrovata del manipolo di delinquenti, i quali per altro festeggiano la vittoria senza remore di coscienza.

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