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V per Vendetta

Regia di James McTeigue vedi scheda film

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La recensione su V per Vendetta

di scapigliato
8 stelle

La sovversione è necessaria. Oggi più che mai. Il film di James McTeigue, e dei fratelli Wachoski, affonda il coltello nella carne già martoriata, mette il sale sulla ferita ancora fresca, e il risultato è una splendida spinta verso il coraggio di osare. Viviamo in tempi sospetti, dove qualcuno ci dice cosa fare e vedere, cosa pensare e cosa dire. In nome della sicurezza, dell'ordine e del timor di Dio, si prendono gioco delle nostre menti, manipolano le informazioni, reprimo e quant'altro. Che poveretti a coinvolgere Dio nella loro immondizia, usando il suo nome per giustificare i loro orrori personali. "V For Vendetta" non deve esser letto come incitamento al terrorismo, perchè V è terrorista solo per i suoi nemici, in realtà è ognuno di noi. Sono io e siete voi, stanchi di soprusi e abusi istituzionali. Il terrorismo è una cosa, la sovversione un'altra. Il terrorismo è una modalità, la sovversione un'obiettivo, una pratica anche pacifica. Il dissenso è necessario, e la forma violenta no. Il film chiaramente punta il dito anche su quest'ultima, perchè è cinema (e prima ancora fumetto), e gioca quindi con i simboli. Il palazzo del Parlamento inglese è un simbolo, farlo esplodere ha quindi un significato diverso che volerlo esploso sul serio. E il film lo dice apertamente. Sono gli uomini a dar significato ai simboli.
Pieno di battute e dialoghi folgoranti, citazioni letterarie e scespiriane, "V for Vendetta" fin dalla prima esplosione inaugurale ti solleva di peso con leggerezza, perchè è il nostro sogno, oggi, che qualcuno s'incazzi per noi. L'aurea mitica che circonda l'emblematico antieroe del film si esemplifica sul finale quando dalla sua stessa bocca sappiamo che le idee sono a prova di proiettile. Una pellicola necessaria in questo preciso momento storico, che può aiutare l'uomo comune a mettersi in dubbio, cercare un perchè, una causa e un fine. Nell'epoca in cui il manganello si sostituisce al dialogo siamo obbligati ad urlare più forte, molto più forte. Il film non lesina in audacia. Bei fiotti di gran sangue, alti prelati dediti alla lussuria, battute di una ferocia leggera ma incisiva. E poi il sesso. C'è e ci sarà sempre come una della ragioni fondamentali di tante repressioni. Una delle vittime del regime era una ragazza omosessuale, e lo stesso lo era un noto volto tv, il fu Oscar Wilde di Stephen Fry. Quando il colonnello Prothero guarda il suo discorso alla tv mentre è sotto la doccia, e ripete a memoria le sue orribili e fasciste affermazioni, è chiaro onanismo. Anche l'uomo di chiesa lussurrioso simboleggia una corruzione che ormai è arrivata ovunque e nessuno risparmia.
Diretto con lo standard contemporaneo, il film punta tutto sul contenuto che vive e palpita e sputa sangue grazie alla sempre bravissima Natalie Portman, a Stephen Rea a cui riesce sempre bene il funzionario amletico come in "Citizen X", a John Hurt che da vittima di "1984" diventa carnefice in "V For Vendetta", fino al già citato Stephen Fry. Mentre la maschera, dietro la quale c'è Hugo Weaving e di cui possiamo apprezzare l'attore solo nella voce della versione originale, ha un valore più universale, più generale. Siamo noi. E' bene metterselo in testa sia prima che dopo la visione del film. Siamo noi tutti. Oggi. Domani. Ogni qualvolta ci sia qualche potente che attenta alla nostra libertà. Quei potenti sono i veri terroristi. Valore aggiunto del film la canzone dei titoli di coda...tali Rolling Stones.

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