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Il grande dittatore

Regia di Charles Chaplin vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il grande dittatore

di axe
10 stelle

Nella nazione di Tomania, mentre il dittatore Adenoid Hynkel tuona contro il popolo ebraico e si prepara ad invadere l'Ostria, primo passo per la conquista del mondo, un suo sosia, ebreo, reduce di guerra, s'allontana dal sanatorio ove da molti anni era ricoverato, ignaro di tutto poichè sofferente di amnesia, e riprende la propria attività di barbiere. Insieme alla giovane Hannah ed agli altri abitanti del ghetto, sogna una vita normale, ma le persecuzioni contro gli ebrei si fanno sempre più accese. Mentre alcuni amici del barbiere emigrano nella confinante Ostria, il protagonista è fatto prigioniero e mandanto in campo di concentramento; riesce a fuggire proprio nel momento in cui le armate di Hynkel si apprestano ad invadere la nazione limitrofa. Charlie Chaplin produsse, diresse ed interpretò questo film negli Stati Uniti D'America, mentre al di là dell'Oceano Atlantico le armate del regime nazista dilagavano. I riferimenti alla realtà europea sono evidenti. La nazione di Tomania è la Germania; Dopo la sconfitta nella Prima Guerra Mondiale e i duri anni che seguirono, è giunto al suo governo un uomo, il quale, con l'aiuto dei suoi compagni di partito, ha eliminato ogni forma di dissenso interno ed affamato il suo popolo, riversando l'odio che ne è scaturito a danno del popolo ebraico, con la scusa della superiorità razziale. Perseguendo una politica espansionista, il dittatore sceglie di invadere la pacifica nazione confinante, prima di molte altre. Potendo contare sulla somiglianza conferita dalla presenza dei particolari baffi, Charlie Chaplin interpreta magistralmente una sorta di controfigura di Adolf Hitler. Hynkel è un piccolo uomo, insoddisfatto e collerico, abituato ad un'adulazione, della cui ipocrisia è parzialmente consapevole; non ha alcuna caratteristica fisica della razza ariana che tanto esalta. E' circondato da una corte di personaggi - tra essi, spiccano il subdolo ed ambizioso Ministro Garbitsch, che richiama alla mente Joseph Goebbels, ed il vanesio Herring, il quale non può essere che Hermann Goering, con la sua stazza e la sua uniforme rutilante - i quali lo strumentalizzano, stimolandone la megalomania; dietro questa facciata, c'è, però, poca sostanza. Il suo popolo è povero ed infelice; i suoi fanatici sostenitori sono persone vigliacche e di scarso intelletto - basti vedere le "performance" delle sue "Camicie Grigie" nel ghetto; anche quando sono in netta superiorità numerica, le prendono dal barbiere e dalla sua amica Hannah. I suoi piani per impressionare ed imporsi sul "collega" Napoloni, dittatore di una nazione che condivide l'interesse per l'Ostria, falliscono miseramente. Dove finisce la parodia ed inizia la realtà ? La Storia con la S maiuscola ed i milioni di singole storie di chi visse in quegli anni buoi seppero dare una risposta. Il barbiere ebreo (medesimo Charlie Chaplin), di cui non è fatto il nome, ad attestare il suo essere un individuo qualunque tra quei milioni, risponde a tanta violenza con la propria umanità. Dopo aver servito la patria con onore, non chiede altro che di poter tornare alla sua bottega di barbiere. Non trova naturale il dover sottostare alle prepotenze del nuovo ordine costituito, tant'è che si ribella senza curarsi dei rischi. Nella sua stessa situazione sono gli amici del ghetto, la stessa Hannah. Gente qualunque, che vorrebbe vivere un'esistenza di pacifica convivenza. Non sono persone d'azione; nel momento in cui si chiede loro di assumere la responsabilità di attentare alla vita del dittatore, essi ne fuggono. Al centro dell'interesse di Charlie Chaplin è proprio lo spirito dell'uomo. Egli, nel celebre monologo conclusivo, che ha occasione di tenere dopo essere stato scambiato per il dittatore, si rivolge ad una platea indefinita, esaltando l'"umanità" degli individui; li invita a fuggire dalla razionalità esasperata; li mette in guardia dal pericolo rappresentato da un progresso scientifico cui non è affiancato un avanzamento anche sociale ed ideologico; li richiama ai valori del dialogo, della comprensione, del sistema politico della democrazia. Una voce di speranza che giunge fino ad Hannah, emigrata in Ostria e lì raggiunta da quegli stessi oppressori da cui era fuggita. Ci piacerebbe immaginare che dal suo palco, un solo uomo, in un attimo, fosse stato in grado di fermare l'orrore montante, ma ancora una volta è la Storia a raccontarci quanto tempo e quanti sacrifici ci vollero. Oltre a Charlie Chaplin, qui protagonista di sequenze celeberrime - oltre al monologo del barbiere, sono degne di nota le sue disavventure belliche - l'"inseguimento" del proiettile del cannone, la granata nell'uniforme - e la danza del dittatore con il mappamondo, che gli esplode in faccia lasciandolo esterrefatto e contrariato come un bambino lagnoso, ho apprezzato Paulette Godard nel ruolo della bella e coraggiosa Hannah; Billy Gilbert, il tronfio Herring; Reginald Gardiner, l'ondivago Schultz; infine, Jack Oakie nelle vesti del rozzo e spavaldo leader della Batalia, Benzino Napoloni, ben riuscita caricatura, nelle pose e negli atteggiamenti, di Benito Mussolini. Memorabile la sua contesa con il dittatore di Tomania; da psicologica diventa fisica e si conclude con lanci reciproci di alimenti ! Nonostante la drammaticità degli eventi, non mancano, dunque, sequenze comiche, o momenti di leggerezza, quali quelli che mostrano il barbiere all'opera nella sua bottega o nei suoi dialoghi con Hannah. Gradevole la colonna sonora, ben integrata con la narrazione. Un'opera di altissimo livello, ancora attuale nonostante i suoi oltre ottant'anni di età. Charlie Chaplin scaglia invettive contro retorica vuota, il populismo e le sue strumentalizzazioni, il rifiuto del dialogo e della comprensione. Agevole da seguire, mai noiosa, a tratti divertente, a tratti commovente, a tratti drammatica; magistralmente interpretata; è, altresì, un eccezionale esempio di denunzia sociale; una testimonianza della portata espressiva del cinema.

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