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Solo Dio può giudicare

Regia di Richard Pottier vedi scheda film

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La recensione su Solo Dio può giudicare

di hupp2000
8 stelle

Un coraggioso film sul tema dell'eutanasia, con un immenso Fernandel in un insolito quanto prezioso ruolo drammatico

Noël è proprietario di una fattoria che gestisce insieme alla moglie. Quest’ultima, colpita da un tumore in fase terminale, supplica il marito di mettere fine alla sua sofferenza. Noël comprende la volontà della consorte e le somministra un’iniezione letale. Deciso ad autodenunciarsi, confida la sua intenzione ai fratelli, due ricchi professionisti che, pur di evitare uno scandalo che ne minerebbero le carriere, riescono a farlo internare in manicomio. Sarà la figlia di uno di loro, sinceramente legata allo zio, a far fallire il complotto.

 

Credo che sia l’unico film degno di nota di Ernst Deutsch, regista austro-ungarico nato nel 1906. Fu assistente di Josef von Sternberg nella realizzazione di “L’angelo azzurro”. Negli anni ’30, si trasferì in Francia, dove adottò il nome d’arte di Richard Pottier, con il quale firmò una quarantina di pellicole. Affrontare nel 1950 il delicato tema dell’eutanasia è di per sé un fatto degno di nota. A soprendere ancor di più è vedere un umorista e un attore talvolta comico come Fernandel calato in un ruolo drammatico. Il suo personaggio sprizza una genuina umanità, un’intensità che a tratti riesce a commuovere. L’intera vicenda si trasforma via via in una sagace denuncia dell’ipocrisia e delle falsità alle quali si può arrivare pur di preservare la propria condizione di buoni borghesi benestanti. L’accusa si spinge poi a coinvolgere il ruolo che in tale contesto può svolgere la psichiatria utilizzata in modo distorto e messa al servizio di chi esercita un certo potere sociale. Tra i protagonisti, spicca ovviamente la presenza di una Jeanne Moreau solare e bellissima, all’epoca solo ventiduenne e già piena di quel talento che ne illuminerà l’intera carriera.

 

Insulso il titolo italiano a fronte dell’originale “Meurtres?” (Omicidi), al plurale, con l’intento di far riflettere sulle molteplici situazioni che si possono presentare di fronte a scelte che possono coinvolgere chiunque e con quel punto interrogativo che sembra un appello a non giudicare.

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