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Hostel

Regia di Eli Roth vedi scheda film

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La recensione su Hostel

di valerioexist
4 stelle

Ma perché ci dovremmo vedere film come Hostel?
Perché offrire danaro a delle cazzate splatter da macelleria americana indove che le trame tanto banali quanto stomachevoli sono ispirate/plagiate da vecchi film di gusto altrettanto dubbio e dove lo schifo di torture presenti sono anch’esse mutuate da altri film di Lucio Fulci e compagnia?
Il fastidio maggiore è Tarantino che fa da produttore, strafatto di chetamina quell’uomo offrirebbe il suo nome a chiunque lusingato da quelle ampie dosi di lecchinaggio stile Rodriguez di registi come Eli Roth che buttano qui e lì la citazioncina, la scena cult, il televisorino che trasmette Pulp Fiction (“Hey Quentin, vedi! Ti ho messo anche la scena del film tuo eh? Ti piace eh? Me li dai i soldi per continuarla sta ciofeca fatta di gente che si trapana e si squaglia gli occhi? Eh? Eh maestro?”).
All’entrata dei cinema venivano elargiti sacchetti per vomitare… bella trovata pubblicitaria (un po’ come quando dicevano che la gente sbrattava in sala vedendo la strega di Blair); ma effettivamente il film fa vomitare (non parlo solo delle scene violente, dico proprio che è brutto).
Ci sono due ragazzi americani di nome Josh e Paxton che, in quanto giovani, vogliono fare una cosa giovane, cioè l’interrail in Europa per scoparsi le europee che sono notoriamente troie. A loro si unirà un pischello islandese il quale in comune coi due ragazzi ha l’arrapataggine ed il nome brutto: si chiama Oli.
Indovinate dove vanno? Esatto, ad Amsterdam (il posto più frequentato dai tossici che però ci vanno per le abbazie e i paesaggi).
Qui si fanno la loro seratina brava e poi incontrano un rimastino che, con un accento burino e varie foto di lui che si tromba le fregne, gli dice “andate in Slovacchia che le slovacche scopano come vacche!”.
I 3 nerds ci vanno senza farselo ripetere due volte, avevano visto le foto del rimastino che scopa e hanno fatto, in merito alla Slovacchia, il classico ragionamento che di solito fanno gli sfigati quando vogliono andare a rimorchiare al nord-europa: “oh, se c’è riuscito quello…!!”.

Nel treno diretto a Bratislava, mentre ponderano su quante tizie scoparsi ed in quali maniere, incontrano un tizio che sembra uno zio da sit-com americana che mangia la verdura con le mani e che ci prova con uno di loro. Lo mandano a fanculo e arrivano a destinazione.
Vanno in un ostello (da cui il nome del film, sapevate?) e scoprono, con poco rammarico, di dover condividere la stanza con due puttanone disinibite in stile stoner comedy del cazzo.
Vanno con loro in sauna, loro si spogliano e ci si accorge che sono effettivamente fregne, poi, siccome sono ggiòvani e belli, vanno in discoteca a ballare e a strafarsi wow!

Poi Oli non si vede più! Che fine ha fatto Oli con il suo bel nome di battesimo? Boh, sparito!
Solo che poi arriva un MMS (tipo di comunicazione che nessuno, al di fuori di Hostel e dei film italiani con Muccino, Verdone, Boldi etc, usa nella vita vera… almeno finora). Sull’mms c’è una foto di lui in primo piano che dice d’essere andato via. Ok.
Nella foto si vedeva solo il suo volto ma in realtà quella foto era stata scattata alla sua testa senza corpo infilzata da qualche parte in un tugurio ignoto dove un tipo mascherato sta tagliando le dita dei piedi con le ganasce ad altra gente.
Si, ok… ma che bisogno aveva ‘sto tizio (o chi per lui) di fare una foto alla capoccia della vittima per mandarla agli amici? Non poteva semplicemente mandare un messaggio (di quelli scritti; di quelli che Muccino, Verdone e Boldi non usano). Avrebbero lo stesso pensato che era vivo, no?

Immaginatevi come sarebbe stato:

“Hey c’ha mandato un messaggio Oli! Dice che è andato via”
“mmmh… dici? Che tipo di messaggio è?”
“Beh, un normale sms…”
“e non ti sembra strano?”
“beh, un po’ si, ho come l’idea che sia stato ammazzato da qualcuno”
“Dannazione! Se solo potessimo vedere che la sua testa è illesa… Se solo ci avesse mandato un MMS con la foto del suo cranio, possibilmente collegato al resto del corpo, allora saremmo stati più tranquilli!”
Vabbè… i due ragazzetti tornano a scopare visto che le fregne volevano tanto tornare in discoteca. INASPETTATAMENTE le due fregne li drogano (maddai? Ed io che credevo che fossero innamorate e che il film narrasse la facilità di conquista a Bratislava) e, mentre Paxton, c’ha la fortuna di svenire in un posto chiuso della discoteca che mi pare fosse una specie di sgabuzzino o cesso, o scantinato da discoteca tipo quello dove Step e Babi si baciano la prima volta in 3 metri sopra il cielo, Josh invece si risveglierà incappucciato in uno stanzino scuro (tipo quello dove stava la capoccia mozzata di Oli nell’MMS).
Qui si ritroverà legato ad una sedia con un pazzo maniaco (mascherato) che gli trapana una gamba, e vai cogli schizzi di sangue e conati di vomito sia degli spettatori che del povero Josh ormai cosparso dal regista non solo di ketchup (per il sangue) ma anche di senape (per il vomito).
E chi è il cattivo? Lo zio da sit-com americana frocio che mangiava la verdura con le mani nel treno per Bratislava! E perché buca la gamba del giovanotto? Perché (glielo spiega) voleva fare il chirurgo ma la tremarella che aveva non glielo permetteva.
Poràccio.
Così il poveruomo deluso dalla carriera stoncata mozza i tendini al ragazzo, lo fa alzare in piedi, questi cade come un abete e il tizio lo fa fuori, spiegandogli d’aver pagato per farlo!
Questo è Hostel.

Il giorno dopo ci sta Paxton tutto rincoglionito per aver dormito tutta la notte in mezzo a Babi e Step che pomiciavano e va dalle due fregne amiche loro dell’ostello e chiede “e mo che fine ha fatto l’altro amico mio?” e queste chiacchierano tra di loro nella loro lingua, lui fa “embè” e quelle continuano, poi gli dicono che gli amici suoi… sono andati a un museo.
Mu-se-o?
Se vabbè! Paxton non ci crede e chiede loro di portarlo lì.
Ma non è un museo, è una specie di fabbricato zozzo pieno di gente che tortura pischelli sanguinanti… e così Paxton dice “siete sicure che è un museo?”, poi vede che ci sta ancora lo zio delle sit-com che sta sezionando i pezzetti dell’amico suo e scopre che è un posto dove quelli coi soldi ci vanno apposta per torturare i pischelletti pagando ingenti cifre (ma a chi?). Lui così ci rimane un pochino male, visto che scopre che pure lui è destinato ad essere squartato.
E quindi? Vogliamo altro sangue? Ma si! HOSTEL! PORTECE N’ANTRO LITROO (DESANGUEE e DE VOMITOOO). Così pure a Paxton lo legano a una sedia. Quello che lo deve torturare è un tizio tedesco con notevoli problemi d’asma e che, infatti, ogni tanto fa “hoohhoh”, un verso che potrebbe essere categorizzato come “smorfia di sdegno di Dart Vader”. Questo gli mozza una mano però dopo scivola sul suo vomito e la motosega gli trancia una gamba, così il ragazzetto gli frega la pistola (si, c’avevano pure le pistole) e LO spara, poi spara pure alla guardia (si, c’erano pure le guardie) e scappa dentro un carrello della spesa pieno di tranci di giovanotti morti che una sorta di camionista-macellaro di Testaccio raccoglie per poi bruciare (sai, per lo smaltimento dei rifiuti… giustamente direi), scappa di nuovo e trova un paio di vestiti buoni da mettersi addosso, confondendosi così coi tizi che vanno lì regolarmente a squartare cristiani, fa così la conoscenza di una specie di “uomo d’affari” coatto americano, con la scucchia, che è tutto contento di andare ad ammazzare qualcuno (“cioè, hai capito? Non so se sparargli oppure farlo morire lentamente, te che dici te che dici? Eh?”).
Paxton fila via poi sente una che strilla (una sola? Cinque minuti prima era pieno di gente che strillava in continuazione!) e prova ad andarla a salvare. La tizia da salvare era la cinese-giapponese-coreana-filippina che stava all’albergo con loro e quello che la torturava era il coatto americano di prima che le stava fondendo un occhio con la fiamma ossidrica. Paxton lo ammazza solo che la ragazzetta c’ha quest’occhio che le pende di fuori che non è tutta questa bellezza e così lui dice “famo che te lo taglio e passa la paura”, glielo taglia e le esce tutto un liquido bianco dalla faccia… “che schifo” dirà Paxton anche un po’ seccato. Ricordiamo che ora questi due se ne andranno in giro senza mezza mano (lui) e senza un occhio (lei), ma non pare che la cosa li infastidisca troppo. Se ne scappano con una macchina, beccano le troie fregne cattive dell’ostello e le mettono sotto (così imparate, vaffanculo!), poi dicono ai bambini ladri del posto di ammazzare i cattivi torturatori che li stavano inseguendo, in cambio di un po’ di caramelle. I bambini non se lo fanno ripetere due volte (ma giusto perché dovevano metterci un altro po’ di sangue e cose truculente). Paxton e la nipponica arrivano alla stazione, ma lei si guarda ad uno specchio e scopre che, senza un occhio, seppure a mandorla, non è che stava granchè, e si butta sotto al treno. Che l’avrà salvata a fare a ‘sto punto?
Lui prende il treno e torna a casa, sullo stesso treno chi ti incontra? Si, sempre lui! Lo zio da sit com che mangia la verdura con le mani e che non è riuscito a fare il dottore a causa della mano-dildo. Così appena scende dal treno lui lo segue al cesso, gli taglia le dita, lo sgozza e lo butta nella tazza del water.
Capito? Il lieto fine!
Che dire? Caro spettatore che nei prodotti cinematografici cerchi delle storie, delle emozioni, dei piaceri e, perchè no, delle paure... non essere deluso da questo film di Eli Roth che Quentin ha tanto sponsorizzato, guarda il lato positivo: hai pur sempre rimediato un sacchetto da vomito in omaggio, no?
Tarantino continuasse a parlare male del cinema italiano.
Eli Roth… ma vaffanculo và!
Voto: 1-



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