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Hostel

Regia di Eli Roth vedi scheda film

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La recensione su Hostel

di giurista81
8 stelle

Dopo un debutto che lasciava ben sperare (con il film “Cabin Fever”), Eli Roth migliora ulteriormente per quel che concerne la regia, un po’ meno, invece, relativamente alla sceneggiatura. Quest’ultima, infatti, presenta numerosi difetti il più vistoso dei quali è ravvisabile nel suo scarno contenuto (che di fatto era più adatto ad un mediometraggio) diluito da una prima parte (superiore alla mezz’ora) totalmente inutile e “buttata li tanto per fare brodo”. Il film, infatti, si può considerare iniziato solo dopo che sono trascorsi i primi 30 minuti di pellicola (in cui sembra di essere alle prese con una commedia a tinte erotiche) dopo questa noiosa prima parte, però, l’opera decolla proiettando lo spettatore in una spirale di angoscia e di follia come da tempo non si vedeva. Altri difetti dello script, su cui si può anche chiudere un occhio, sono da individuare nella totale mancanza di credibilità della situazione in cui si vengono a trovare i tre protagonisti (sia relativamente al fatto che organizzare quello che si vede nel film e con il coinvolgimento di così tante persone è impensabile) e nel fatto che alcuni di questi se ne vanno in giro per svariati minuti con mutilazioni che dovrebbero, invece, farli perdere sensi in pochi minuti a seguito del relativo dissanguamento e dello shock consequenziale.
La regia di Roth tocca vette magistrali (soprattutto nei momenti topici) incollando alla poltrona lo spettatore e riuscendo, grazie anche ad una cupissima fotografia (Milan Chadima) e ad una fatiscente scenografia, a inquietare come solo i più grandi registi riescono a fare. Molto indovinata la scelta del regista di sfuocare le immagini per rendere ancora più distorta e allucinante la visione delle scene più cruenti. Torna a raggiungere buoni livelli anche il gore (mutilazioni varie, amputazioni di dita, sventramenti, torture etc), con make up curato dal duo Gregory Nicotero e Howard Berger, e questo va sicuramente ad impreziosire la pellicola. Ottimi, in generale, gli attori (pseudosconosciuti) che tendono a migliorare la loro peformance con l’aumentare della tensione delle scene. Si segnala un fulmineo cammeo del regista giapponese Takashi Miike.
Buona la colonna sonora (composta da Nathan Barr) che tra i tanti pezzi annovera anche la canzone (in una delle scene in discoteca) “Stella Stai” di Umberto Tozzi in una versione slava.
Si segnala anche un omaggio al film “Pulp Fiction” di Quentin Tarantino (uno dei produttori esecutivi di “Hostel”) con Mdp che riprende un televisore in cui scorrono le immagini della pellicola con Samuel L. Jackson impegnato in uno dei suoi monologhi.
Peccato per l’inizio che penalizza il risultato finale, cmq siamo sulla strada buona e il momento nero del genere horror sembra esser superato grazie ad una interessante nuova generazione di registi (E.Roth, N.Marshall, R.Zombie, S.Derrickson, C.Gans, Aja etc). Voto: 8+

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