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Hostel

Regia di Eli Roth vedi scheda film

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La recensione su Hostel

di scapigliato
8 stelle

C’è chi paga per uccidere, in qualche parte sperduta e povera della Slovacchia. C’è chi non paga nulla invece, per uccidere in guerra. Il film di Eli Roth, che non è nulla di nuovo sul panorama horror recente, tenta due strade ambiziose fermandosi davanti alla profondità di tali contenuti. In primo luogo, anche grazie ad una campagna pubblicitaria superiore a quello che è il film, il regista non nasconde che il vero orrore è questa sporca guerra e chi la fa, e non il cinema horror. Riflessione sterile se il citato cinema horror non approfondisce con autorialità la questione. In secondo luogo gioca con il vouyerismo più semplice e per nulla morboso. C’è però una battuta nel film che ne è la sua chiave di lettura: “Ho fatto tanti soldi con te. Tu sei la mia puttana”. Nella diegesi è in bocca a una delle due addescatrici dei “mostri” slovacchi, mentre a fine film è direttamente indirizzata all’ignaro spettatore che si sente così una puttana, per aver pagato per vedere un film dove si sezionava e uccideva pagando. Un gioco di riflessi, anche polemico, che ci sta dentro nella dialettica sul genere, ma che non trova in Eli Roth l’autore dallo sguardo giusto e dal linguaggio cinematografico accattivante. Tutto infatti scorre lineare, senza colpi di scena eclatanti, senza una vera e propria tensione crescente, senza climax davvero forti, senza perturbare e inquietare. Tutto rimane ad un primo livello di fruizione del film, non ci è permesso scavare oltre. In più, la parte puramente horribilis, che non è poi così forte e non giustifica l’esagerato battage pubblicitario, è circoscritta ad una zona spuria come la fine e l’inizio del primo tempo. Per il resto il film si risolve in un lungo incipit tipico del genere, e ne è la sua parte migliore, più fresca e diretta. E si chiude come fugitive-movie senza trobbi sobbalzi. Ultima considerazione: il ribaltamento delle prospettive. In quasi tutti i film che vediamo alla fine il buono uccide il cattivo colpevole di avergli ucciso persone care. Non è una novità. Ed è così che ci appare il finale di “Hostel”, un po’ appiccicaticcio, che non ha nulla a che vedere con il dittico iniziale di Wes Craven. Il papà di Freddy infatti, con i suoi due seminali rape&revenge-movie, “L’Ultima Casa a Sinista” e “Le Colline Hanno gli Occhi”, aveva reso benissimo la sottile linea che divide (o forse no?) la violenza giusta e quella sbagliata. Eli Roth invece non ha lo sguardo e il linguaggio per farlo. Nonostante questo il film è un bel meccanismo narrativo e ben oleato. Non è paragonabile a “La Casa dei 1000 Corpi” che per ora rimane il più bel horror degli ultimi dieci anni insieme ai due “Jeepers Creepers”, ma sicuramente “Hostel” è un piacere poterlo vedere al posto di fantasmi, presenze malvagie dei tanti horror con gli occhi a mandorla. É un gran bello slasher che diverte, senza ferire.

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