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Come fu che Masuccio Salernitano, fuggendo con le brache in

Regia di Silvio Amadio vedi scheda film

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La recensione su Come fu che Masuccio Salernitano, fuggendo con le brache in

di Dik
3 stelle

Pochi mesi dopo l'uscita di "... e si salvò solo l'aretino Pietro, con una mano davanti e l'altra dietro... (1972), Silvio Amadio cavalca ancora l'onda dei "decamerotici" e dirige questo film, dal titolo ancora più "importante" del precedente, passando dal romanesco (ma doveva essere toscano) al napoletano, riuscendo, contro ogni aspettativa, a confezionare un prodotto sicuramente migliore e, tutto sommato, guardabile. Tratto da "Il Novellino" (1476) di Masuccio Salernitano (pseudonimo di Tommaso Guardati), scritto e sceneggiato da Francesco Orazio Di Dio, Francesco Villa e dal regista, una pellicola che ha una buona idea; quella di far interpretare le parti principali da veri attori, come Silvio Spaccesi (uno dei due truffatori), Pietro Lulli (frate Geronimo) e Gianni Musy (Giovanni Musy, frate Partenope). Il risultato è un film più fluido, meno grezzo e triviale della media del genere, al quale si aggiunge anche più cura nei dettagli (le scenografie sono di Saverio D'Eugenio). Le cose buone, però, finiscono qui, perchè tra mogli infedeli, mariti cornuti, frati lussuriosi ed imbroglioni impenitenti, la solfa è sempre la stessa. Barbara Manzano (Mona Lisetta), Carmen Silva (Carmela) e Dorit Henke (Viola) si dedicano alla parentesi sexy, ma con moderazione, mentre Melù Valente (l'amante di frate Martino) rimane rigorosamente vestita.

 

La qualità si vede anche con la scelta, per le musiche, del maestro Roberto Pregadio; sua l'orecchiabile canzoncina dei titoli di testa "Masuccio", cantata da Giulia ed I cantori moderni di Alessandroni.

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