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Introduzione all'antropologia

Regia di Shohei Imamura vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Introduzione all'antropologia

di OGM
8 stelle

Buddhismo, pesca, relazioni amorose con figure paterne: sono questi i temi ricorrenti delle opere di Imamura, che rappresentano quella miscela di tradizione culturale e natura primitiva a cui, nel Giappone del dopoguerra, la modernità stenta a sovrapporsi. Anche in questo film, tali elementi indicano le radici del disagio sociale, che inizia dalla disgregazione della famiglia e si propaga lungo le contorte ramificazioni degli indefinibili rapporti tra i sessi. Come già ne Le cronache entomologiche del Giappone e in Desiderio d’omicidio, l’uomo esprime il proprio dominio attraverso una violenza, fisica o psicologica, che infrange la sacralità del focolare domestico, tempio di una femminilità che si esprime preminentemente attraverso una spiritualità conservatrice e dedita al culto del passato. Questo contrasto rappresenta il conflitto tra il nuovo individualistico mito del potere economico, importato dall’Occidente, e la vecchia sottomissione al volere degli dei, che teneva unita la società dentro il robusto edificio di una religione millenaria. Yoshimoto Ogata, il protagonista di questa storia, che convive more uxorio con una vedova, diventa amante della figlia, e si guadagna da vivere producendo clandestinamente film erotici,  riassume il disorientamento postbellico che si fa trasgressione morale, deriva dei costumi e confusione dei ruoli. L’individuo, nel seguire i nuovi sogni, lotta forsennatamente e finisce  per perdersi, perché ciò che appare rivoluzionario si rivela un inconsistente surrogato del nulla. Yoshimoto, a suo modo, lotta per la libertà e il piacere, concretamente, quando rifornisce i suoi congeneri di materiale pornografico, e simbolicamente, quando restituisce al fiume le carpe che la compagna Haru tiene chiuse in casa, in una vaschetta, per usarle a scopi divinatori. Eppure la felicità gli sfugge di mano, perché è braccato dalla polizia e minacciato dalla criminalità organizzata, e quando, infine, Haru si ammala e muore, non gli resta altro modo di coltivare la nostalgia che fabbricare una bambola meccanica con le fattezze della donna defunta. La plastica è il muto fantoccio di una nuova era, eterno ed indistruttibile, immutabile e quindi, per sempre, vergine: un ritrovato che sfida innaturalmente l’avanzare del tempo, secondo un’apparente vittoria che,  annullando i principi di trasformazione che regolano il ciclo dell’esistenza umana, è, in realtà, la sconfitta della vita stessa.  Introduzione all’antropologia è il canto malinconico di un’umanità che si smarrisce proprio nel momento in cui cerca, indebitamente, di appropriarsi di ciò che – come le alchimie dell’attrazione fisica - le leggi universali vogliono che resti, per noi, eternamente sfuggente ed inspiegabile.  

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