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3 colpi di winchester per Ringo

Regia di Emimmo Salvi vedi scheda film

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La recensione su 3 colpi di winchester per Ringo

di scapigliato
8 stelle

Emmimo Salvi, il regista, arriva dal peplum. I due attori protagonisti pure. Gordon Mitchell era stato Maciste e Hargitay era Ercole. Uno scontro di titani sulla frontiera quindi. Ma non si ferma qui la risonanza di contaminazioni e bizzarrie di questo Spaghetti-Western. Infatti potremmo dire che “3 Colpi di Winchester per Ringo” può inserirsi senza problemi nel nostro filone del western gotico per una serie di intuizioni visive, d’atmosfera e di luci che non solo ricordano il Mario Bava del ’64 con “Sei Donne Per l’Assassino”, ma che sono una vera e propria rilettura western del gotico morboso che in Italia andava per la maggiore. Già ai tempi del puplum, lo stesso Bava s’inventò colorazioni pop per le soluzioni d’atmosfera che avrebbero così creato un ambiente kitch, che stonava con l’argomento classico (vedi alla voce “Ercole al Centro della Terra”). E anche Emimmo Salvi, senza chiamarsi purtroppo Bava, tenta di accostare classico e moderno con l’ulteriore sovversione stilistica dell’uso dei topoi della frontiera nella narrazione. Così ecco tracce dell’Édipo Re di Sofocle, sebbene modificato e non prettamente incestuoso. Ecco il passo della tragedia umana di due ex amici, uno contro l’altro, dignitosi e stoici, come i loro nobili modelli, che confermano tale nobiltà nell’evitare l’uno di uccidere l’altro. Ma ecco irrompere il moderno: nell’estetica, nell’ambientazione originale fronteriza, quindi le armi, il movimento baziniano tipico che fa western. Lo scontro tra Ercole e Maciste, mai avvenuto nei peplum con questi due attori, si risolve quindi in una serie di contaminazioni legate e sempre radicate nei più classici dei motivi, come l’usurpazione violenta di oro, e la sfida virile per la conquista di un cuore femminile. Che poi il film riesca meno dei suoi obiettivi poco ci importa, tanto è gradevole la messa in scena, specie nella foresta indiana dove appunto padroneggiano le varianti pop. Anche Mitchell, non sempre dotato come attore, ma faccia immortale e cult per antonomasia, sa con questo suo Frank il Texano raggiungere le vette di stile e grande presenza scenica come nelle prove di “Al di là della Legge”, “Sono Sartana i Vostro Becchino” e soprattutto il suo grande, umano, duro, solitaro e conflittuale Roose di “Nato Per Uccidere”.

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