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La vergogna

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La vergogna

di ethan
8 stelle

Jan (Max von Sydow) e Eva (Liv Ullmann) Rosenberg sono due ex violinisti costretti dalla guerra a spostarsi su di un'isola e vivere raccogliendo frutta ed ortaggi, che poi rivendono. Ma il conflitto non risparmia nessuno e vengono loro malgrado coinvolti direttamente: prima arrestati per un'incomprensione, poi fatti liberare da un amico, Jacobi (Gunnar Björnstrand), che ha voce in capitolo nelle schiere militari, in cambio di prestazioni sessuali di Eva. La situazione si ribalta, quando la controparte cattura e fa uccidere il militare e costringe alla fuga i coniugi: da qui inizia un'odissea in un territorio devastato dalla furia degli eventi.

'La vergogna' - terzo capitolo della quadrilogia di Färö - rappresenta un unicum nel lungo e variegato percorso bergmaniano, poiché mai fino ad ora l'autore scandinavo si era allontanato dai suoi territori prediletti, in quanto ad argomenti affrontati, per trattare in maniera così diretta il tema della guerra, ma pur sempre con un linguaggio filmico ben consolidato: con 'Skammen', letteralmente proprio 'La vergogna', Bergman coniuga lo scenario da apocalisse sulla Terra de 'Il settimo sigillo', trasportandola ai giorni nostri, con la violenza barbarica del Medioevo filmato ne 'La fontana della vergine', filtrate da un pessimismo cosmico sulle sorti dell'umanità, ma che lascia tuttavia sempre aperto - come quasi in ogni suo film - uno spiraglio, seppur flebile, di speranza per il futuro, rappresentato emblematicamente dall'ultima, folgorante sequenza, dove la barca con i superstiti, tra cui anche i Rosenberg, è ostacolata dal nugolo di cadaveri che affiorano dall'acqua con, in puro stile horror, macabri dettagli di mani e parti di corpi di soldati e il relitto pare non avere sfogo alcuno ma, inaspettatamente, con uno stacco di montaggio brusco, si osserva, in campo lungo, la barca sgombra da ogni ostacolo in mare aperto e subito, in piano ravvicinato ancora i coniugi inquadrati in paini ravviccinati, con Eva che racconta di un sogno da lei fatto, avente contorni positivi.

''La prima parte, dedicata alla guerra, è brutta, la seconda parte, sugli effetti della guerra, è bella''. E' Bergman stesso ad avere pronunciato tale frase e si può quindi essere (quasi) d'accordo con lui poiché mentre la prima parte, in effetti, non è riuscitissima, con scene tirate molto per le lunghe ed eccessi verbosi, ma definirla brutta è un'esagerazione, la seconda è, viceversa, una pagina di grande cinema, con un crescendo travolgente ed inesorabile dell'ineluttabilità dei fatti, senza alcun attimo di tregua, con i nostri 'antieroi' immersi in uno scenario spettrale dove gli istinti peggiori di ogni essere umano vengono allo scoperto, qualsiasi gesto brutale viene compiuto, con tentativi, anche disperati, di sopraffazione del prossimo, con lo scopo primario ed unico di sopravvivere.

Bergman lascia da parte ogni intento politico - non viene fatto cenno né al luogo né tantomeno al conflitto - per fare un discorso più in generale, ma non certamente qualunquista, sulle conseguenze, sui segni e sugli strascichi, fisici e psicologici, che ogni guerra lascia nel profondo dell'animo umano, alterandone la sua personalità.

Ottime le performance di Max von Sydow, nel tormentato, insicuro e tutto sommato umanamente traumatizzato Jan, catapultato, lui dedito alla cultura ed all'arte, in un mondo completamente estraneo, e di Liv Ullmann, dal carattere e dalla personalità più spiccate ma anch'essa destinata a subire un evevnto troppo più grande di lei, che al secondo film consecutivo, dimostra di essere un'affiatata coppia sullo schermo, nonché, nella scomoda divisa da militare, Gunnar Björnstrand, in un ruolo che da subdolo aguzzino dalla pelosa carità verso gli amici, per secondi fini, si trasforma come contrappasso, in preda.

Bergman pacifista ed emotivamente coinvolgente.

Voto: 7/8 (v.o.s.).

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