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L'ora del lupo

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su L'ora del lupo

di ethan
6 stelle

Il film inizia con la didascalia che avverte che il pittore Johan Borg (Max von Sydow) è sparito, lasciando sgomenta la moglie Alma (Liv Ullmann); sui titoli di testa si sentono come rumori di fondo quelli di un set in grande fermento, a sottolineare che ciò che si vedrà è finzione. Appare quindi Alma che, in un lungo piano-sequenza - scelta stilistica ormai usata a fondo da Bergman - narra dei tempi in cui sette anni prima i due erano giunti sull'isola per estraniarsi dal mondo circostante e che di lì a un mese lei partorirà. Parte un lungo flashback e si arriverà a scoprire tutto l'accaduto.

Come 'Il posto delle fragole' è il 'luogo' per eccellenza del cinema di Ingmar Bergman, 'L'ora del lupo' ne è il momento topico, consistente in quel tempo indefinito, tra la notte più buia ed il primo albeggiare, quando c'è la maggiore concentrazione di morti e nascite.

'L'ora del lupo' è il secondo capitolo della cosiddetta quadrilogia di Färö, caratterizzata da un'ambientazione in un luogo circoscritto (sempre un'isola) con protagonisti due personaggi, attorniati da altri che sono in funzione loro.

Il film è dei quattro il meno riuscito poiché - sebbene la messa in scena dell'autore segua ormai stilemi abituali, come gli anzidetti piani-sequenza, un ritmo compassato e lunghissime scene in prevalenza dialogate - a quest'opera, per brillare, manca di una sana ironia che, anche nei momenti più tesi, faceva capolino in quasi ogni suo lavoro.

Ne sortisce quindi un lungometraggio segnato da una certa pesantezza di fondo, con attori bravi ma che forse vengono diretti con eccessiva enfasi e dove a brillare in assoluto è la solita fotografia in b/n, dai netti contrasti chiaroscurali, del mago Sven Nykvist, che rimane più nella memoria del film in sé, specie per le ardite soluzioni illuministiche.

Un Bergman una volta tanto irrisolto.

Voto: 6,5 (v.o.s.).

 

 

 

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