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L'ora del lupo

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su L'ora del lupo

di mm40
7 stelle

Un altro dei tasselli del puzzle bergmaniano, costantemente a cavallo (al galoppo impazzito, per meglio dire) fra solitudine, incomprensione, silenzio e morte. Il tutto ambientato in un piano immaginario, ma credibilissimo nel quale realtà e fantasia si mescolano continuamente. La retorica del Maestro svedese come sempre studiatissima, al limite del macchinoso, non si inceppa nemmeno per un istante, in una sorta di apologo senza morale sullo sfrenato delirio onirico, sulla follia delle proiezioni fantastiche che accompagnano l'esistenza di un artista, di un creativo. Un apologo peraltro applicato alle paure più elementari e intrinseche dell'uomo e dotato, come sempre per Bergman d'altronde, di una ricerca psicologica esuberante in ogni direzione, che lascia ben staccata dietro di sé la storia concreta. Cupo, senza speranza e con i venti minuti finali di puro sgomento grottesco (e quel monologo di Liv Ullmann in primo piano su cui tutto si chiude e tutto di colpo precipita), L'ora del lupo è uno dei lavori fondamentali tra i meno noti del regista. Il protagonista, figura dichiaratamente autoreferenziale per l'autore, è tenebroso, inquieto, aggressivo, tormentato da un'infanzia difficile e incapace di trasmettere il proprio malessere a parole: la moglie lo comprende infatti tramite la lettura del suo diario e l'analisi delle sue opere figurative. Tutto questo può dirsi egualmente di Bergman, annessi i frequenti riferimenti alla sua vita reale: il padre autoritario, gli incubi, i tempestosi rapporti con le donne, ma anche la passione per il Flauto magico, che viene citato in una sequenza ad alto tasso di inquietudine. Un tentativo di autoanalisi messa in arte, riuscito bene e costruito con grande cura (inquadrature, luci, bianco e nero da vero e proprio incubo), nonché un film abbastanza atipico per un cineasta raramente così diretto nell'approccio ai propri mostri interiori e non uso a ricorrere in modo così diretto al surreale e all'onirico – si pensi alla scena della presentazione da parte dei ricchi vicini di casa, prepotentemente felliniana per movimenti di macchina, incroci dei dialoghi e atroce banalità degli stessi, a rappresentazione di una socialità vissuta con fatica e persino con terrore (caratteristica che a tutti gli effetti accomunava Fellini e Bergman). 7/10.

 

La trama

Taciturno e nevrotico, un pittore si stabilisce con la fedele moglie su un'isola. La donna trova il diario dei suoi incubi (l'ora del lupo è l'ora notturna in cui essi si manifestano, secondo la credenza locale) e cerca di aiutarlo a combatterli: inutilmente, poiché essi lo tortureranno a morte.

(Re-visione 24/8/21)

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