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Black Dahlia

Regia di Brian De Palma vedi scheda film

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La recensione su Black Dahlia

di giancarlo visitilli
6 stelle

“Hollywood riesce a sfruttare anche i morti” e lo fa per mezzo di un grande regista, Brian De Palma che, insieme ad un altro visionario, lo scrittore James Ellroy, ci conducono direttamente alla Hollywood del ’47, all’appuntamento col destino, all’ombra di uno dei più atroci delitti hollywoodiani. Il cadavere dell’attrice Betty Short viene ritrovato smembrato in un parcheggio. Mentre l’opinione pubblica si interessa morbosamente al caso, due poliziotti, entrambi ex-pugili, indagano, finendo per scoprire un perverso intreccio di denaro, pornografia, perversione e follia.
Raffinato noir, classico, elegante e crudo al contempo, dopo un incipit sostenuto dalla voice-off, la vicenda è svelata man mano che ci si addentra in tutta una serie di interni maniacali, perfetti, caldi, merito di un’eccellente fotografia (Vilmos Zsigmond) che illumina lo spettatore nel non facile puzzle dell’orrore nel quale deve districare la matassa della trama.
Tutti coloro che hanno letto i romanzi di Ellroy questo film lo ameranno, perché è intriso del suo stile e del suo linguaggio, dei suoi antieroi, personaggi perdenti, diversamente dagli amanti del cinema di De Palma, che si troveranno dinanzi ad un film che ha molto degli intoccabili, pur non avendo nulla del variegato mondo che è al di là delle quattro mura frequentate dalle reginette del varietà. Infatti, trattasi di un dramma da camera, edulcorato di poliziesco, che si avvale di soli due momenti eccezionali: le due sequenze “alla De Palma”, non a caso tra i pochissimi esterni, nei meandri dell’orrore, sempre a pochi passi da noi, dietro l’angolo, fuori dalla porta di casa. Qui non si può fare a meno di menzionare le scenografie di Dante Ferretti: non ne sbaglia mai una.
Se qualcuno ha nutrito perplessità in rapporto alle scelte di casting, non bisogna negare che De Palma è un regista incapace di sacrificare il racconto alla bellezza degli “hollywoodianti”. Lo dimostra la bravura della femme fatale del momento, Scarlett Johansson e degli altrettanti bravi Josh Hartnett e Hilary Swank, che nel film non sono prestati, ma letteralmente a servizio del racconto.
De Palma non tradisce neanche se stesso, omaggiando il cinema classico che ha nutrito le sue visioni, da L’uomo che ride, alle immancabili citazioni hitchcockiane, insieme alle auto-citazioni, che culminano nella strepitosa scena della morte di uno dei protagonisti, con una rievocazione del suo capolavoro, Gli intoccabili. Tuttavia, siamo lontani un bel po’ da quello stupefacente stupore che ci prese tutti, quando nel 1987, il cinema stesso era “intoccabile”, non ancora contaminato dalla televisione.
Giancarlo Visitilli

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