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A cavallo della tigre

Regia di Luigi Comencini vedi scheda film

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La recensione su A cavallo della tigre

di lorenzodg
8 stelle

Dopo cinquant'anni dalla sua uscita rivedere "A cavallo della tigre" di Comencini suscita un strano effetto di rapporto con il cinema della cosidetta 'commedia all'italiana'. Infatti si entra  in un mondo poco virtuoso, dimesso e amarissimo. A chi poi ne ha cambiato i veri connotati questo cinema e il suo stile racchiudono nella povertà di linguaggio una ricchezza antropologica fuori da ogni schema e lungi da essere sguaiato. Un cinema di idee con una scrittura lontana dal didascalismo. E' stato questo il momento delle pellicole 'di poco conto' che hanno reso grande la settima arte del nostro paese, Piccole cose che raccontavano molto del nostro vivere dove ad ogni battuta e sorriso masticavi amaro. Il Comencini di "Tutti a casa" passa a questo film grottesco e per certi versi assurdo: tutto si nasconde in un epilogo atroce.
Giacinto Rossi (Nino Manfredi) è costretto a evadere dal carcere e la moglie 'ne aprofitta' per denuciarlo (insieme all'amante) e riscontuore una congrua somma per annullare debiti suoi e della famiglia...Un Manfredi che sta nel guado tra non carcerato e non marito.. ma che fa gioco e altro per far vivere 'bene' una donna 'piena di onore'. Una sceneggiatura della duo Age-Scarpelli con Monicelli e lo stesso Comencini: un marchio di fabbrica sicuro e senza fronzoli. Si vuole colpire la 'vita ridanciana del miracolo italico' e il film fa centro. Un'apologo assurdo (ma osservando il lunario di oggi...sembra un inizio macchinoso del macchiavellico imperante 'moderno-style') e dissacrante (deve ancora arrivare quello dei vari matrimoni e divorzi in pellicola). In ogni caso un film chiaro-scuro, con indubbi meriti e godibile.
Comencini riesce ad illustrare il meno possibile con sequenze di taglio 'morbido' e con 'montaggio' predisposto. Un merito notevole dove il lavoro artigianale premia una 'genialità' avvolgente di questo tipi di cinema (fare un film non è solo 'piazzare' una cinepresa..!).
Un fare arte con 'leggerezza' e 'vitalità'; con immagini dolenti e sarcastiche, l'Italia rappresentava se stessa e il suo contraltare. Il cinema irrideva la storia minuta e sapeva la 'Storia' e i suoi vizi antichi. Il boom economico e il suo miracolo già molto malaticci e per niente attenti alle magagne imminenti.
Il Comencini chiude il cerchio in modo acido e sagace con "L'ingorgo" (1979) passando per "Lo scopone scientifico (1972): oramai la chiusa 'commedia' diventava musica-stonata.
Grande interpretazione di Nino Manfredi (in uno dei ruoli ad hoc..come per "Anni ruggenti" di Zampa" o "Nell'anno del Signore" di Magni). Si rocorda il cast formato da Mario Adorf e Gian Maria Volomtè (agli inizi). Valeria Moriconi molto brava interpreta Ileana (la moglie di Giacinto). Fotografia con un b/n di grande resa (di Aldo Scacarda che aveva lavorato l'anno prima con Antonioni ne "L'avventura").

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