Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Pieraccioni, le sue more ispane e i suoi film fatti con lo stampo colpiscono ancora. O meglio, sparano un colpo a salve perché le buone idee terminano dopo la prima scena. Ma se ogni volta che gli viene una buona idea per una scena Pieraccioni si ostina a trasformarla in un film, allora farebbe forse bene a passare dal lungometraggio ai corti.
Ancora una mora ispana, tale Marjo Berasategui, e ancora una commedia nella quale Pieraccioni, oltre a non dimostrare grande immaginazione nel buttare giù i copioni, da prova di avere poca fantasia anche nel scegliersi le partners. Il film parte bene, va detto, con una prima scena, quella della festa a sorpresa abortita dalla telefonata, sinceramente ispirata e pimpante. Solo che a partire da quel momento, e durante i 90 minuti successivi, Pieraccioni fa catenaccio difendendo a denti stretti (vale a dire, senza idee) quell'1-0 ottenuto in apertura. Ed ecco che si susseguono quindi gags scontatissime da latte alle ginocchia, si pensi a Pieraccioni che per lo shock cade di faccia nel piatto di minestra o al fido Ceccherini che per la medesima ragione cade addirittura nella tina del vino, la solita parata di amici del bar (Panariello, Papaleo, il già citato Ceccherini, ecc.) e un intreccio narrativo originale quanto una borsa Gucci comprata in un mercatino di Shanghai. Completa tale quadro, già deprimente di suo, la presenza di Francesco Guccini, tanto bravo come cantautore quanto impresentabile nelle vesti di attore (non è ai livelli di Alberto Tomba, ma poco ci manca...).
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