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L'amante immortale

Regia di Otto Preminger vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'amante immortale

di Diego_F
8 stelle

Film invecchiato bene e ancora molto interessante, da vedere dimenticando il titolo italiano, che non c'entra assolutamente nulla con la storia, a meno che la distribuzione italiana dell'epoca non abbia deciso di chiamarla così perché la protagonista (che nella prima parte della storia è l'amante di un uomo sposato) al momento clou della vicenda ha un incidente di macchina, ma ne esce praticamente illesa... se fosse davvero questo il motivo per cui un film che nell'originale aveva il nome della protagonista (Daisy Kenyon), ci sarebbe da tirare un sospiro di sollievo perché l'Italia non è più il Paese moralista e imbecille che doveva essere in quel lontano 1947. Dare al film il nome della protagonista, nella versione americana, aveva un senso: visto che perno della storia è lei, Joan Crawford/Daisy Kenyon, disegnatrice di moda free lance, orgogliosa di vivere da sola, amante di un uomo sposato (appunto), ma indipendente, propensa ad accettare un altro incontro, e insieme bisognosa di capire i veri sentimenti altrui, oltre che intenzionata a darsi un ordine esistenziale, a ottenere rispetto per sè e per i propri spazi. Daisy Kenyon cerca di fare scelte conseguenziali alle proprie emozioni, mentre è sottoposta al pressing amoroso di due uomini molto diversi fra loro: un decisionista (sposato con un'altra) che morde la vita e prende quello che vuole e un timido sagace, apparantemente poco passionale, ma in realtà portatore di un amore profondo. Raramente in un film americano, specie di quegli anni, ho trovato altrettanta imparzialità quasi da entomologo nella descrizione di sentimenti e relazioni. Al netto di qualche fondale dipinto, di qualche momento o personaggio di contorno uguale a quelli tanti film americani dell'epoca, "L'amante immortale" parla di cose che sento vere e mette in scena personaggi credibili, che mi ricordano caratteri e persone reali. Lo ho visto senza un attimo di noia, anzi con crescente piacere, inchiodato alla sedia della Mediateca di Milano (archivio RAI). Peccato che questa versione non sia quella italiana del 1948 dove Joan Crawford era doppiata da Tina Lattanzi, ma una versione ri-doppiata nel 1983.

Sulla trama

A New York, una disegnatrice di moda freelance, donna di mente aperta, schietta e indipendente, è decisa a interrompere la relazione con un avvocato sposato ma indifferente alla moglie, rampante e abituato a vincere in tutto. Incontra un uomo che da poco è tornato dalla guerra, vedovo per avere perduto la moglie alcuni anni prima in un incidente, taratore di bussole. Lui la ama subito; lei accetta di sposarlo, scopre di ricambiarlo. L'avvocato però non vuole perderla... 

Su Otto Preminger

Anche se non è fra i suoi film più famosi, ho sentito la sua mano. Le poche scene in tribunale (del divorzio) quasi anticipano l'acume nel cogliere i dettagli del fatto processuale che si esprimerà in "Anatomia di un omicidio"

Su Joan Crawford

Col suo volto, coi suoi spigoli, con il suo sguardo, è perfetta per impersonare questa donna capace di forti sentimenti ma diffidente verso i sentimentalismi, disposta a rinunciare alla sua autonomia solo se trova negli uomini coraggio e autenticità. 

Su Henry Fonda

Non guasta mai.

Su Dana Andrews

Efficace nel suo ruolo

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