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Ogni cosa è illuminata

Regia di Liev Schreiber vedi scheda film

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La recensione su Ogni cosa è illuminata

di michemar
7 stelle

“La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina.” (Milan Kundera). Eccellente esordio dietro la mdp di Liev Schreiber.

Adattando il romanzo autobiografico omonimo di Jonathan Safran Foer, il bravo attore Liev Schreiber, compagno di vita della eccellente Naomi Watts, scrive e dirige il suo debutto dietro la macchina da presa, rivelando inaspettate doti sia come regista che come sceneggiatore. Anche per lo scrittore citato è un esordio e risulta evidente la predisposizione dei suoi romanzi per il cinema: infatti, anche il suo secondo romanzo, Molto forte, incredibilmente vicino, diventerà nel 2011 un film di grande successo. Nel libro, Jonathan Safran Foer – che compare anche nel film - narra di Jonathan, un giovane ebreo statunitense che si reca in Ucraina alla ricerca di Augustine, la donna che salvò la vita a suo nonno durante le deportazioni naziste. Armato solo di una fotografia che ritrae Augustine con suo nonno e di tanta abnegazione, Jonathan inizia così la sua ricerca della città fantasma di Trachimbrod, un piccolo insediamento di ebrei in cui all'epoca suo nonno viveva, distrutto dai nazisti durante la guerra e perciò scomparso dalle mappe. L’impresa evidentemente non è facile, anzi sembra impossibile: è la ricerca delle proprie radici, degli avi, della propria storia.

 

Liev Schreiber si rivela un regista delicato e profondo, alternando sapientemente attimi di commozione a momenti di sorriso e tratteggiando i lineamenti dei personaggi - che aiutano il giovane Jonathan - bislacchi e affettuosi, disponibili e surreali. Personaggi ideali per una ricerca impensabile. Schreiber ha avuto il grande merito di tradurre il romanzo che lo ha ispirato senza tradire il senso profondo e le immagini che ne fornisce la lettura, facendo scivolare la trama senza intoppi, senza mai far calare l’attenzione. A tratti il suo film ricorda le atmosfere zigane di Emir Kusturica. Da parte sua, Elijah Wood, scelto dal regista come protagonista, ne dà una interpretazione perfetta, stralunata e comunicativa, che fa trasparire la timidezza e contemporaneamente la fermezza con cui Jonathan affronta il lungo e imprevedibile viaggio nel cuore dell’Europa dell’est. Con i suoi occhialoni da miope, Elijah Wood fa dimenticare per sempre il Frodo che lo aveva accompagnato fino a questa prova d’attore. Il titolo è semplicemente una citazione di un altro romanzo, L’insostenibile leggerezza dell’essere, in cui Milan Kundera scrive appunto che “La luce rossastra del tramonto illumina ogni cosa con il fascino della nostalgia: anche la ghigliottina.”

 

Opera che infonde con delicatezza la nostalgia, l’odore dei camini, dei nonni che ci sorridono ancora nelle vecchie foto ingiallite del nostro passato.

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