Regia di Robert Schwentke vedi scheda film
Una donna torna da Berlino a New York su un nuovissimo velivolo, di cui per aspetti professionali conosce tutti i segreti di progettazione, per trasportare la salma del marito da poco defunto. E' con lei la figlia di 6 anni che però, mentre la madre schiaccia un pisolino, si allontana dal suo posto e scompare. Ma può scomparire una bimba in un aereo? e perché nessuno dei passeggeri e dei membri dell'equipaggio ricorda di averla mai vista?...
Jodie Foster interpreta una madre volitiva e coraggiosa, provata dal dolore per la scomparsa del marito, ma ancora di più angosciata per il mistero relativo alla sua bambina.
Il regista Robert Schwentke costruisce atmosfere iniziali cupe e misteriose grazie alle prime inquadrature notturne nel silenzio della neve che scende fioca sulle case e poi con la breve sequenza della transitoria scomparsa della piccola in aeroporto: una scena che colpisce per come sa proporre con piccoli tocchi una portata angosciante come sa qualunque genitore che abbia solo sfiorato una esperienza simile a quella
Poi mano mano il film esce dall'intro ed entra nel vivo ma comincia a perdere smalto, grazie al gioco narrativo un po' di maniera con cui si affronta il tema della paranoia materna alla ricerca della figlia e alle sue conseguenze, compreso il tocco - che poteva essere meglio espresso - sul tema della xenofobia e della paura dello straniero (siamo ancora molto vicini anche emotivamente agli avvenimenti dell'11 settembre).
L'ambientazione in un aereo intercontinentale ultramoderno, che peraltro grazie ai virtuosismi registici diventa claustrofobico e opprimente, aiuta a definire un'atmosfera tanto fredda quanto ostile.
Però il giudizio finale risente di una certa insoddisfazione per l'epilogo tortuoso e poco convincente; insomma, date le premesse, ci si poteva aspettare molto meglio.
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