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Tutti i battiti del mio cuore

Regia di Jacques Audiard vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tutti i battiti del mio cuore

di degoffro
8 stelle

Tomas, ventottenne parigino, lavora nel settore immobiliare come intermediatore. Spesso usa le maniere forti per scacciare dagli appartamenti da vendere gli inquilini abusivi (quasi sempre extracomunitari) e svolge altresì di frequente lavoretti poco puliti per il padre imprenditore. Il ragazzo ha una passione, la musica, ed un talento particolare, per il pianoforte. La possibilità di fare un'importante audizione, offertagli dall'impresario amico della madre, celebre pianista morta suicida anni prima, fa scattare in lui la molla. Tomas, per presentarsi adeguatamente preparato all'appuntamento che potrebbe cambiargli la vita, decide di tornare a coltivare ed affinare le sue abilità pianistiche e si mette a seguire le lezioni da una giovane cinese concertista, appena giunta a Parigi e del tutto a digiuno con la sua lingua. Per dedicarsi anima e corpo alla sua ritrovata vena artistica, Tomas sacrifica però a più riprese il suo lavoro, suscitando le ire dei suoi due amici/colleghi, ma soprattutto del padre, a sua volta coinvolto da un losco boss russo in un affare ben più grande di lui. Jacques Audiard, dopo l'interessante "Sulle mie labbra", si conferma autore intelligente ed anticonvenzionale. "Tutti i battiti del mio cuore" (il titolo originale "De battre mon coeur s'est arrêté", oltre ad avere un significato esattamente opposto a quello italiano ed essere molto più bello, è un verso della canzone "La Fille du père Noêl" di Jacques Lanzmann, interpretata da Jacques Dutronc) è il remake del film d'esordio di James Toback "Rapsodia per un killer" del 1978 con protagonista un giovane Harvey Keitel. Audiard ancora una volta, come nel precedente film, mostra una predilezione particolare per la descrizione di personaggi sfaccettati e complessi, inseriti in un contesto, umano e sociale, realistico, disordinato e cupo. Accanto al protagonista Tomas, dall'anima inesorabilmente divisa in due tra un lavoro con cui spesso si sporca e ferisce le mani ed una passione per la quale quelle stesse mani deve cercare di mantenere "intatte", si segnalano l'amico Fabrice per il quale Tom fa spesso da spalla per coprire le molteplici avventure extraconiugali (espediente già riscontrabile anche nel precedente "Sulle mie labbra"), il padre del protagonista, Robert dall'aria perennemente sfatta e disordinata, e l'insegnante cinese di pianoforte con cui progressivamente si stabilisce, a dispetto dell'incomunicabilità linguistica, un rapporto di complicità e rispetto, dopo le iniziali diffidenze e ritrosie (memorabile la sequenza in cui, dopo l'ennesima scenata di Tomas, infastidito dalle continue correzioni mossegli sul suo modo di suonare, l'insegnante, fino a quel momento pacata e paziente, esplode in uno scatto d'ira accesissimo ed insospettabile che spiazza e zittisce il ragazzo). Efficace anche l'analisi del confronto padre/figlio con il progressivo ribaltamento dei ruoli, anticipato nel dialogo con cui si apre il film, in forza del quale Tomas assume le vesti di padre nei confronti del genitore sempre più indifeso e smarrito, come ben sintetizza la sequenza in cui aiuta l'uomo, pestato a sangue, a spogliarsi ed a coricarsi nel letto. Detto altresì della stupenda scena dell'audizione in cui la freddezza, l'impassibilità e la lucidità del killer lasciano spazio all'ansia ed alla paura del ragazzo comune di fronte all'esame, timoroso di fallire quel provino da cui potrebbe cambiare tutto, resta il sospetto che "Tutti i battiti del mio cuore" sia un film leggermente sopravvalutato, che non riesce ad entusiasmare in pieno. La sceneggiatura, firmata dallo stesso regista con il fidato Tonino Benacquista, lascia alcuni personaggi solo accennati (per esempio la nuova, giovane, compagna del padre di Tom, interpretata da Emmanuelle Devos, la protagonista di "Sulle mie labbra", e definita senza troppi complimenti da Tomas "una puttana"). Certi passaggi narrativi non convincono come l'improvvisata e poco definita relazione di Tomas con la moglie di Fabrice, il suo migliore amico. Il finale "due anni dopo" risulta posticcio e superfluo. Certo Audiard coglie al meglio le atmosfere notturne ed elettriche di Parigi, tipiche del noir, segue in modo febbrile, nervoso, energico e passionale il suo contraddittorio e tormentato protagonista, reso assai bene dal suo carismatico interprete Romain Duris, duro e romantico, spietato e dolce al tempo stesso, ma l'impressione, come era già accaduto per "Sulle mie labbra", è che manchi qualcosa per giungere al top. L'emozione è a corrente alternata, il coinvolgimento trattenuto, la prevedibilità e un pizzico di noia sempre dietro l'angolo. Un'opera a suo modo fascinosa, intrigante ed elegante ma nel confronto, per esempio, con "Tirate sul pianista" di Truffaut (anche lì un noir sui generis con al centro un talento del pianoforte), a mio modesto parere, ai punti perde. Più di 900.000 spettatori in Francia, invisibile in Italia dove è stato distribuito dalla BIM. Vincitore di 8 César (miglior film, regia, sceneggiatura non originale, musica, montaggio, fotografia, attore non protagonista, Niels Arestrup e attrice emergente Linh Dan Pham), nomination anche al protagonista Romain Duris, sconfitto dal Michel Bouquet di "Le passeggiate ai campi di Marte", ed al suono. Bafta Award per il miglior film non in lingua inglese, in concorso al Festival di Berlino del 2005 dove ha ottenuto un riconoscimento per le musiche di Alexandre Desplat.
Voto: 7

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