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Il giocattolo

Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film

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La recensione su Il giocattolo

di tafo
7 stelle

" La violenza urbana è una cosa seria E' quel senso di ostile che avverto è che gira nell'aria E' giusto che la gente si difenda da sola Io mi compro una pistola" ( Giorgio Gaber 1978)

Il regista prende spunto da un fatto di cronaca, uno  rapina fatta per scherzo finita in tragedia e con la produzione di Sergio Leone realizza un film che inizia come un poliziottesco e non può che finire tragicamente. Il borghese di Montaldo non è piccolo piccolo ma nemmeno grande essendo un contabile creativo al servizio del suo vecchio socio. Negli anni settanta a Milano il clima è di piombo non solo metaforico e il nostro travet ogni volta  che deve prelevare i contanti del suo socio ha paura delle rapine vedendo in ogni macchina che segue o affianca la sua un minaccia possibile. Il nostro, per ironia della sorte, resterà ferito durante una rapina facendo la spesa al supermercato con  la moglie, fuori dall’orario di lavoro. Niente causa di servizio uguale niente indennizzo per l’infortunio. Durante la riabilitazione in palestra conosce un poliziotto e nasce un’amicizia fatta di esercizio fisico e citazioni leoniane. Quando torna al lavoro e si vede sostituito da una persona armata nel compito di prelievo contanti capisce che è venuto il momento di farsi la pistola. Il suo amico poliziotto lo sconsiglia dicendo una cosa che tutti dovremmo tenere sempre a mente, più armi private ci sono in giro più aumenta il rischio di venire colpiti, l’aumento delle armi aumenta la violenza non è mai un deterrente. I due comunque cominciano ad andare al poligono per usare le pistole in modo sportivo e il poliziotto scopre nel contabile un eccellente tiratore. Una volta ottenuto il porto d’armi egli comprerà la prima pistola dopo averle studiate tutte, uscito dal negozio con il suo primo giocattolo, viene aggredito da due giovani  e questa gli viene rubata. Il suo amico una volta saputo del furto, gli regalerà un secondo giocattolo, con questo il nostro ucciderà un ricercato che aveva sparato a morte  al suo amico e ferirà i suoi sodali mentre cercheranno di bruciarlo vivo. Nel frattempo diventato eroe per un giorno ma incapace di sfruttare questo per fare soldi ignorante della politica che sta dietro all’uso delle armi e incapace di fermare il suo declino sociale e familiare. Il suo socio, che egli reputa un amico si dimostrerà capace di sostituirlo senza fatica mostrando il suo vero volto di capo senza scrupoli, prendendo a pretesto il fatto il nostro fosse andato a letto con la figlia. Il protagonista, esasperato anche da una moglie mai disposta sessualmente, dopo aver ceduto alle lusinghe della figlia ribelle e libertina del suo capo, rimarrà solo con lei sempre più malata, senza lavoro, minacciato anche da vicini insospettabili, rimasto orfano del suo unico amico e senza essere riuscito a sfruttare il suo quarto d’ora di celebrità. Il borghese di Montaldo ha paura ma non è stupido, studia le pistole come studiava gli orologi, non sa parlare davanti alle tv ma sa sparare e sa bene anche lui che chi di spada ferisce di spada perisce.

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