Regia di Neil Marshall vedi scheda film
Tra un po’ di tempo sarà opportuno tirare le fila dello stato di salute dell’horror contemporaneo occidentale con coscienza di causa. Non è un mistero per nessuno che negli ultimi anni qualcosa si è smosso. L’inglese Marshall si sta riservando un posto discretamente d’onore: perché dopo il bell’esordio con Dog Soldiers, zeppo di ironia grottesca (peraltro molto efficace), qui si fa serissimo; e non si intimidisce né si mette la coda tra le gambe quando è ora di concludere. Le letture dense su The Descent sono ampie e variabili, se si lavora su contesto, set, ruoli, sfogliando una rosa di teorie – perfino sessuo(fobico)-psicanalitiche - da riempire un saggio intero. Ma ciò che colpisce della messinscena è il rigore deontologico, che finisce sorprendentemente per apparire libertà espressiva. Ecco, The Descent è finalmente di nuovo horror libero e consapevole: possiede una corazza spessa, chiede al sangue e al gore di dire delle cose, non trascura la crudeltà anticattomoralistica, ha il coraggio di tagliare e di sospendersi nel finale. E poi possiede una struttura a imbuto (anche estetico-visiva) che non dà scampo, neanche allo spettatore. Il rischio di un entusiasmo esagerato è dietro l’angolo. Però, porca miseria, abbiamo passato anni recentissimi a sognarcele, robe toste così. .
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