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Ginger e Fred

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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La recensione su Ginger e Fred

di Baliverna
7 stelle

La frivolezza, la volgarità e la vacuità del presente contrapposta ad un passato ci classe ed eleganza, di cui vivono sulo due malinconici epigoni. Fellini minore, ma pur sempre Fellini.

Non tra i migliori film del maestro, ma pure non indegno di cotanto nome. Si tratta di una contrapposizione nostalgica tre il cinema e lo spettacolo dei tempi che furono (qui gli anni '30 e '40) e i moderni tempi di varietà televisivi, volgari e vacui. I primi vengono impersonati da due posticci Ginger e Fred, con la loro classe ed eleganza, i secondi da un'accozzaglia di attoruncoli, ciarlatani e buffoni della televisione. Ne sono passati di anni dal 1985, ma, mutatis mutandis, la contrapposizione calza ancora, ed è semmai più forte. La televisione, comunque, regna sovrana: è accesa ovunque e la gente ne rimane ipnotizzata, Sostituitela con i cellulari di oggi e il gioco funziona ugualmente.

Come in molti film di Fellini, regna il caos: un continuo andirivieni di personaggi anche bizzarri, chiacchierare, interrompersi, cercare, essere chiamati, vagare senza concludere nulla. Nell'ultimo quarto di film il disordine si cheta un poco, per giungere all'ultima sequenza dei protagonisti all'aeroporto, silenziosa e struggente. Se la prima parte è un po' troppo caotica e inconcludente, nella seconda il film assume un altro tono, quello dolente e malinconico di due vecchi che si sono ritrovati troppo tardi, e forse non avrebbero mai dovuto lasciarsi. E quest'ultima è secondo me un gran pezzo di cinema, girata con la perfezione e la semplicità che è solo dei grandi.

La Masina se la cava bene, ma Mastroianni è molto bravo. L'attore, infatti rinuncia a recitare sopra le righe (come in diversi film di quegli anni, come “L'armata ritorna”) e dà il meglio di sé. certi suoi sguardi e monologhi, come quello della riflessione sulla vecchiaia e sulla morte che fa in corriera. colpiscono: solo a Mastroianni potevano riuscire così bene, per quell'aria di disincanto e di malinconia che aveva sempre nei suoi modi.

PS

La Roma del film è invasa dai rifiuti, Non ricordo come l'urbe fosse allora, quindi non so se sia una trovata del regista (che allora sarebbe un'involontaria profezia).

 

 

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