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Ginger e Fred

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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La recensione su Ginger e Fred

di LorCio
8 stelle

C’è chi sostiene che Ginger e Fred sia il punto di non ritorno nell’itinerario felliniano. Quello finale, ossia la costruzione dell’epilogo. Secondo chi avvalora questa tesi, è il film che ha dato origine alle atmosfere silenziosamente disperate di Intervista e La voce della luna. E dunque un Fellini, più che irriconoscibile, rinchiuso nel suo mito onirico e perso in percorsi artificiosi. Per chi scrive, invece, Ginger e Fred sfiora il capolavoro. Non solo per le mastodontiche interpretazioni di quei due mostri sacri Giulietta Masina (incantevole e genuina) e Marcello Mastroianni (leggiadro e soave).

 

È un Fellini malinconico quello che si affaccia sugli anni ottanta più imbecilli, l’epoca d’oro delle tv commerciali e dei suoi insopportabili show. Federico unisce questa sottile quanto spietata denuncia verso il sistema mediatico più idiota ad un altro tema che gli fu caro negli ultimi anni: la terza età. La celebra nei suoi lati più gioiosi (una memoria importante da vantare), ma ne mette in evidenza anche quelli più sentimentalmente controversi. Nel mondo tutto lustrini e pajettes della tv (il presentatore è il ritrovato vitellone Franco Fabrizi), i due attempati ma vitali ballerini sono tremendamente spaesati, e dunque Fellini ne esplicita l’estraneità aliena con feroce raffinatezza.

 

Verso i suoi due protagonisti dimostra sia rispetto (sono gli ultimi abitanti cinematografici di quel mondo della rivista e dell’avanspettacolo che tanto amò negli anni della giovinezza) che una tenera e dolce pietà (con un certo patetismo ne illustra il momento della registrazione del numero di Amelia/Ginger e Pippo/Fred). O forse più che patetismo ne vuole mettere in risalto l’enormità? Non è che forse vuole farci capire quanto Amelia e Pippo siano troppo grandi per il mezzo televisivo, non altro un “elettrodomestico” come direbbe Eduardo? È un po’ una filosofia alla Norma Desmond/Gloria Swanson di Viale del tramonto, quella della grandezza non più contenibile in un mezzo mediatico. D’altronde è un altro mito sulla via crepuscolare, quello di Ginger e Fred. Troppo squallido e bugiardo il mondo televisivo per poter accogliere Amelia e Pippo, troppo veri e sinceramente appassionati per viverlo.

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