Regia di Michele Placido vedi scheda film
Romanzo criminale è un ampio affresco cinematografico ispirato al libro omonimo di Giancarlo De Cataldo che traspone in fiction la vera storia della banda della Magliana e del suo controllo, durato circa quindici anni, sui vari traffici criminosi operanti a Roma a partire dalla fine degli anni Settanta.
Il film è probabilmente una delle opere più compiute del Michele Placido regista, pur risultando discutibile sotto vari punti di vista, forse risultando fin troppo ambiziosa nel voler stringere in due ore e mezza di proiezione una cronaca di piccoli criminali che diventano i padroni del traffico di droga, gioco d'azzardo e prostituzione della Capitale, indicando diversi agganci con stragi e fatti di cronaca nera dell'Italia dell'epoca. A livello stilistico si può notare il tentativo di dare alla saga del Freddo, del Dandi e del Libanese cadenze alla Sergio Leone di "C'era una volta in America", più che a Scorsese, ma nella sceneggiatura firmata dallo stesso Placido con la strepitosa coppia Rulli e Petraglia si avverte una certa macchinosità quando si vuole estendere il discorso dalla semplice cronaca alle collusioni con i poteri dello Stato che potrebbero avere favorito eventi tragici come la strage terroristica alla stazione di Bologna.
Nella galleria di personaggi invece Placido ha avuto la mano generalmente felice, soprattutto con i ritratti del Libanese del solito infallibile Favino e del Freddo di un ottimo Kim Rossi Stuart, ma anche la Patrizia di Anna Mouglalis lascia il segno.
Certamente buona la confezione, con la fotografia di Luca Bigazzi che anche qui si lascia spesso ammirare, ma il film perde a tratti il controllo della materia narrativa, forse anche a causa di un eccesso di filmati di archivio inseriti, riservandosi alcuni pezzi di bravura che comunque strappano l'applauso, con iniezioni di un romanticismo della delinquenza che gli danno il portamento di una saga decisamente "old style".
Voto 7/10
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