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Nudi in paradiso

Regia di John J. Avildsen vedi scheda film

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La recensione su Nudi in paradiso

di maso
2 stelle

 

 

 

John G. Avildsen era un regista senza mezze misure, nel senso che nella sua filmografia ci sono film di grande successo o patacche imbevibili come questo Nudi in paradiso, niente di medio valore.

L'idea era quella di sfruttare il successo che stava risquotendo Chris Atkins nei primi anni ottanta affidandogli un ruolo che potesse metterlo in luce agli occhi non solo delle ragazzine ma anche delle donne più mature, non a caso la trama è incentrata sull'attrazione fatale che scatta fra lui giovane studente sexy che fa lo spogliarello in discoteca e Lesley Ann Warren, la sua professoressa annoiata da un marito ingegniere della NASA che la trascura per il suo impegnativo lavoro a tal punto da dare chiari segni di squilibrio fino al ridicolo finale in cui prende per le orecchie Atkins e lo fa letteralmente cagare sotto minacciandolo di farlo fuori a colpi di pistola con il bulletto che piange come un bambino di 4 anni nudo come un verme a conclusione di un film di una pochezza imbarazzante che fallisce anche nei suoi intenti più semplici ovvero stuzzicare la fantasia erotica degli spetatori, lo dimostra il fatto che la scena di sesso fra Atkins e la Warren nella camera d'albergo che dovrebbe essere il punto più alto del film è invece nettamente il più basso.

Avildsen non era Stanley Kubrick ma un certo gusto per l'inquadratura lo aveva e lo dimostra anche in questo film orrendo caratterizzato da due bellissime canzoni: la giustamente nota Heaven di Brian Adams proprio in apertura che fa illudere lo spettatore di stare per assistere ad una bella commedia romantica in tinte rosa ma così non sarà e una meno conosciuta ma collocata nella scena più famosa del film, Like what you see di Jan Hammer è una grande pulsazione elettronica, perfetto commento musicale alla sequenza dello spogliarello rivelatore in cui la Warren con le sue amiche vanno a divertirsi in discoteca e vengono magnetizzate da un astronauta in tuta argentata che nel momento in cui si leva il casco altri non è se non il bel Christopher Atkins che lascia così di stucco la sua vogliosa insegnante ma paradossalmente questa scena rese il film un piccolo cult più negli ambienti gay mancando il bersaglio prefissato di attirare le giovani teen-agers che avevano apprezzato Atkins in Laguna Blu, la già citata scialba sequenza di sesso in cui Atkins appare completamente nudo per qualche istante fu più gradita ai maschietti che non al gentil sesso ciò nonostante non salvò la pellicola dall'ostilità generale sebbene sia considerato uno dei film più sexy mai fatti, ingiustamente a mio avviso.

Ovviamente fece un buco nell'acqua e gli incassi non ricoprirono neppure le spese e il bello è che Avildsen dichiarò in proposito: "Lo sapevo, non ho scusanti a mia difesa, vorrei restituire i soldi agli spettatori di tasca mia".

 

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