Regia di Scott Derrickson vedi scheda film
Liberamente ispirato alla vera storia di Anneliese Michel, all'origine anche di altri adattamenti in varie forme, si distingue dai molti progetti affini per avere adottato un approccio abbastanza inedito e insolito in questo ambito. Non si tratta di un mero esemplare di tentativo di horror, infatti, bensì cerca piuttosto di unire tramite un singolo filo conduttore un'anima drammatico-riflessiva e uno spirito da thriller giudiziario. «The film is fascinating in the way it makes legal and ethical issues seem as suspenseful as possession and exorcism», scriveva giustamente il critico Roger Ebert.
Dunque non si commetta l'errore di fermarsi solo alle proprie impressioni spontanee nei confronti delle sequenze tipiche del contesto, ampiamente intuibili fin dal titolo e dalla trama. Nel complesso sono di più che discreta fattura, inquietano il giusto senza esagerazioni eccessive, pur non riuscendo a risparmiarsi gli stereotipi principali e alcune spettacolarizzazioni, cui oramai siamo da diversi anni abituati a essere suggestionati. Meglio è invece concentrare l'attenzione e sottolineare la tensione e la suspense ricreate mediante il metodo narrativo scelto e la forza delle interpretazioni, soprattutto grazie ai tre attori che incarnano le figure principali (ragazza, prete e avvocato difensore). Abile chi ha saputo gestire il complesso delle parti, meritevole chi ha scritto una sceneggiatura intelligente (con l'eccezione rappresentata dalle citate consuetudini nel creare le atmosfere classiche del terrore).
Non sto nemmeno a ripetere quanto ancora una volta L'Esorcista (1973) si confermi un capolavoro inarrivabile. Tuttavia, in questa occasione, ammetto di avere almeno gradito lo sforzo di maggiore profondità e di essermi quindi sentito coinvolto e avvinto, interessato e motivato, persino turbato.
Allucinazioni, visioni, spasmi incontrollabili: tutti si chiedono se la giovane Emily Rose fosse posseduta dal diavolo o soffrisse semplicemente di epilessia. Forse una comune terapia medica avrebbe potuto salvarle la vita. Il sacerdote che le ha praticato il rito dell'esorcismo ora è accusato di omicidio colposo e un processo cercherà di scoprire la verità. Una giovane avvocatessa, single e infelice sia della sua vita personale sia del suo lavoro, avrà l'incarico di difendere il prete.
Trova una sua strada, che dirige con cura nell'affrontare tematiche al cinema già inflazionate.
Convincente e determinata nel ruolo di Erin Christine Bruner. Brava.
Padre Richard Moore, sobrio e in parte.
L'impatto emotivo della sua Emily Rose è notevole.
Tolti gli ovvi espedienti, che da sempre sono i soliti finalizzati a causare i sobbalzi di spavento, rimangono comunque delle buone musiche di Christopher Young, che compiono il loro dovere.
Avrei insistito meno sulla componente che prettamente cade nei cliché del genere dell'orrore.
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