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Specchio magico

Regia di Manoel de Oliveira vedi scheda film

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La recensione su Specchio magico

di FilmTv Rivista
8 stelle

Dopo questo Specchio magico, visto a Venezia 2005, Manoel de Oliveira (che tra qualche mese entrerà nel centesimo anno di vita) ha già girato Belle toujours, due cortometraggi, un film su Colombo, e sta preparando altri due titoli. De Oliveira è un regista sempre uguale a se stesso e sempre diverso, sospeso tra austerità e scherzo, capace di sorprendere anche all'interno dello stesso film, magari rivoltandolo a due terzi (I cannibali, Parola e utopia). Questo film è un ottimo esempio del De Oliveira più sarcastico, una commedia filosofica degli equivoci tratta da un testo di Augustina Bessa-Luís (85 anni), che ha già fornito materiali per una mezza dozzina di film del regista. Dopo un prologo in cui il protagonista Luciano esce dal carcere, lo vediamo assunto al servizio di una ricca devota alla Madonna, dona Alfreda, la quale si cruccia di sapere se, ricca com'è, potrà mai essere santa. Convoca teologi in salotto per sapere se, come si dice, la Madonna fosse davvero una donna ricchissima (il che le creerebbe un bel precedente), e soprattutto vorrebbe che la Madonna le apparisse. Luciano decide allora di inscenare una finta apparizione assoldando una bella ragazza insieme a un suo ex compagno di galera che, in quanto a teologia, ne sa ovviamente più dei dotti. Si badi: il film non è un'esperienza punitiva, una perversione per cinefili over 50, ma una delizia per gli occhi e per l'intelligenza e, di più, un autentico divertimento. Un film sull'assurdità di essere santi oggi, che torna sulle orme di Buñuel da scettico e non da anarchico, con una sensualità da vecchio catto-libertino. Un film burlesco e nichilista, sottolineato dal leitmotiv della Danza macabra di Saint-Saëns. Un ballo di fantasmi, che nel finale si lascia alle spalle la villa dei borghesi-zombi e, grazie allo specchio magico del titolo, si avventura in una Venezia super-turistica e addirittura in una via crucis ancora più turistica, come una parodia delle "vedute" del primo cinema, e si chiude sul primo piano di un bambino sorridente che, prima o poi, morirà anche lui. L'impasto di lingue (dominante portoghese, sfumature di spagnolo e inglese) è salvaguardato dall'edizione sottotitolata.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 32 del 2007

Autore: Emiliano Morreale

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