Regia di Ron Howard vedi scheda film
Un classico film alla Howard, molto americano nella struttura e nella narrazione. Russel crowe interpreta la rabbia e la voglia di riscatto di un pugile che sostenuto dalla famiglia si getta nella mischia e si fa massacrare di botte per il latte. La fame, la povertà di un uomo, e con esso di una nazione, che tramortito dall’ondata d’urto della Grande Depressione si trova a dover fare i conti con la disoccupazione, tre figli da crescere e che chiedono cibo. La rabbia esplode sul volto snaturato di Crowe che coinvolge nel combattimento lo stesso spettatore suo malgrado costretto ad “odiare” l’avversario. Il combattimento è, come spesso accade nei film sulla boxe, un combattimento a tre: i due sul ring e lo spettatore. Ad acuire questo l’uso accattivante di soggettive traballanti, dove il peso si porta da un piede all’altro, seguendo i movimenti del pugile. Grande coinvolgimento per un film che ha mantenuto le promesse, anche se non si può fare a meno di considerare la sua matrice fortemente americana-patriotica. L’unico sindacalista che aderisce agli scioperi e che accenna al pessimismo, muore presto e il patriotico Crowe, che confida nel Presidente degli Stati Uniti, avrà la meglio (ideologicamente). Cotto a puntino! In un momento critico come questo i film del genere sono un vero toccasana per la Casa Bianca, che si trova costretta a combattere con il malcontento generale determinato da una guerra che si profila sempre più come una replica del capitolo Vietnam. Oltre la storia c’è di più, un messaggio di fiducia nel Governo, che salvò l’America anche dopo una delle crisi più drammatiche del secolo scorso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta