Regia di Roberto Faenza vedi scheda film
Una donna con due figli viene piantata in asso dal marito; non solo deve accettare la separazione, ma anche la nuova, giovane fiamma di lui. La disperazione fa pian piano spazio alla rassegnazione, quindi all'accettazione e alla riconquista di sè.
Roberto Faenza non ha bisogno di presentazioni, conosce il suo mestiere e lo padroneggia in maniera sufficientemente solida; cosa lo abbia spinto a girare un film tanto banale e fondamentalmente inutile rimane un mistero. I giorni dell'abbandono è la solita ritrita storia di una rottura, della fine di un amore e della crisi personale che ne consegue - soprattutto per chi viene lasciato, ma in fin dei conti anche per chi lascia. Ed è una delle pellicole che maggiormente contribuiscono a identificare la brava Margherita Buy con lo stereotipo della donna nevrotica fuori di sè, sovrastata dalle emozioni. Sa fare anche altro, solo che evidentemente ai registi 9 volte su 10 non vengono in mente altre parti per lei. Nel cast anche Luca Zingaretti, Goran Bregovic (che cura anche la colonna sonora), Gaia Bermani Amaral; la storia di partenza è quella del romanzo omonimo di Elena Ferrante, qui trasposto in sceneggiatura cinematografica dal regista con una nutrita lista di collaboratori: Gianni Arduini, Cristiana Del Bello, Diego De Silva, Dino Gentili, Filippo Gentili, Lella Ravasi e Anna Redi. Otto firme per un copione di questo calibro non sono facilmente giustificabili. Il successivo progetto di Faenza sarà comunque degno di maggior attenzione: I vicerè (2007). 3/10.
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