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La seconda notte di nozze

Regia di Pupi Avati vedi scheda film

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La recensione su La seconda notte di nozze

di Furetto60
7 stelle

Ottimo film del maestro Pupi Avati

Puglia nell’immediato dopoguerra, Giordano, alias Antonio Albanese è uno strano individuo che, rischia la vita quasi ogni giorno,per sminare i campi di Torre Canne ed è da tutti considerato un mezzo matto,fuori di testa, difatti è stato anche in manicomio, vive con le vecchie zie, Suntina ed Eugenia nelle persone rispettivamente di Angela Luce e Marisa Merlini, con le quali gestisce la fabbrica di confetti di famiglia. La sua vita subisce una svolta, allorquando sua cognata Liliana, una sorprendente “debuttante” Katia Ricciarelli,gli invia una lettera da Bologna. Rimasta vedova e in difficoltà economiche, chiede asilo al cognato, Giordano,da sempre segretamente innamorato di lei, non esita ad invitarla e ospitarla nella grande masseria di Torre Canne,sfidando la contrarietà delle zie. Cosi giunge ivi, Liliana insieme al figlio Nino, un lestofante imbroglione e ladro, che ne combinerà di tutti i colori, approfittando della disponibilità dello zio. La loro presenza sarà turbativa dell’equilibrio della masseria, rispolverando antiche passioni e attirando odi sopiti. Suntina ed Eugenia ostili da tempo alla sua famiglia, non renderanno la vita facile a Liliana. Il regista emiliano,è un vero maestro del cinema, capace sempre di suscitare emozioni e di commuoverci, con le sue piccole, ma intense storie di gente comune, che parlano della nostra Italia, del nostro passato, con profonda sensibilità e partecipazione, usando un linguaggio semplice e immediato. Avati fa un cinema minimalista ma non minimo, gira, dosando diligentemente i consueti ingredienti del suo ricco, background artistico: la poesia, la tenerezza, il sarcasmo sano, malizioso senza essere cattivo. L’insolita, per il regista, ambientazione meridionale, da un tocco di colore in più alla sua opera, connotandola di spessore umano, trattando temi intimi e personali, con un garbo e una delicatezza, che costituiscono, una prerogativa abituale e un tratto distintivo dei suoi film, in tempi dominati da volgarità e da spettacoli all’insegna del trash.Da sottolineare la prova di Marcorè in un ruolo insolito.

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