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Frenesia del piacere

Regia di Jack Clayton vedi scheda film

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Utente rimosso (SillyWalter)

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La recensione su Frenesia del piacere

di Utente rimosso (SillyWalter)
9 stelle

Ritratto espressionista di signora, un mostro piuttosto raro,  difficilmente classificabile, ricco di sorprese di scrittura e regia, ma capace di bilanciare (quasi sempre) gli azzardi con una focalizzazione estrema sull'intimo sentire della protagonista. 

Anne Bancroft

Frenesia del piacere (1964): Anne Bancroft

 

Peter, Peter, pumpkin-eater,

Had a wife and couldn’t keep her, 

He put her in a pumpkin shell,

And there he kept her very well. (¹) 

 

        TRAMA   Jo (Anne Bancroft), madre di otto figli avuti da tre uomini diversi, va in crisi quando scopre i ripetuti tradimenti del marito Jake (Peter Finch). Insieme al mondo che ha fondato con e sul marito si sgretola anche la sua salute mentale e il ricorso a uno psichiatra sembra più irritarla che aiutarla. La coppia riesce a ricucire gli strappi affidandosi all'affetto che ancora li lega, ma quando torna una parvenza di serenità Jo rimane incinta. Jake, che già lamentava il poco tempo che si potevano concedere lontano dai figli, si dice contrario ad averne un altro in quelle circostanze, anche visti i "problemi di salute" della moglie. Lei non è convinta, ma per compiacere il marito e per il bene della coppia accetta sia l'aborto che l'isterectomia. È a questo punto che Jo comincia ad essere importunata dal cortese ma untuoso marito di Beth, l'amante di Jake (marito interpretato da un James Mason deliziosamente sgradevole).   L'uomo scarica odio e frustrazione su Jo rivelandole che i due si tengono in contatto e che è per continuare a vedere Beth che Jake ha voluto che lei abortisse, perché Beth non se la sarebbe sentita di portare avanti la relazione in presenza di un figlio appena nato. 

 

Peter Finch, Anne Bancroft

Frenesia del piacere (1964): Peter Finch, Anne Bancroft

 

        THE PUMPKIN EATER (facciamo finta che il titolo italiano non sia mai esistito...) è il frutto del fortunato scontro creativo tra il regista Jack Clayton (SUSPENSE; LA STRADA DEI QUARTIERI ALTI) e il futuro premio Nobel Harold Pinter sul terreno fornito dal romanzo omonimo di Penelope Mortimer. Apparentemente il tema sembrerebbe essere la "condizione della donna", relegata ai ruoli di casalinga, fattrice e geisha mentre il maschio sciovinista vive la sua doppia vita sentendosi libero, fuori casa, di inseguire tutte le sottane che gli capitino a tiro. Ma questo è solo il punto di partenza. La denuncia non eaurisce il tema e quello che interessa alla coppia Pinter-Clayton è il percorso emotivo di Jo, il suo tumulto interiore nei momenti di massimo smarrimento e fragilità e il complesso garbuglio di sentimenti che si crea nella relazione quando trovare un colpevole non suggerisce soluzioni semplici, quando l'affetto nella coppia non scompare ma s'intorbidisce e nella figura di chi hai accanto si sovrappongono identità che sembrano inconciliabili. 

Anne Bancroft, Peter Finch

Frenesia del piacere (1964): Anne Bancroft, Peter Finch

 

        Per dare intimità a questo ritratto gli autori non si fanno problemi a piegare materia e forma filmica fin dal principio. Entriamo infatti nel film quasi all'acme dello sconforto della protagonista che vaga per casa e si lascia trasportare dai ricordi. Siamo quindi subito nella mente della donna. Con pochi tocchi (emotivamente salienti) ripercorriamo l'incontro tra Jo e Jake, gli sguardi, le risate, i tempi difficili ma allegri e superati di slancio ("britannicamente" divertenti le parentesi con i rispettivi padri a proposito dei 7 figli di Jo. Il padre di Jake a Jake: "Ti piacciono i bambini?" "Certo che mi piacciono." "Ne hai mai conosciuti?"... E poi il padre di Jo sempre a Jake: "Lei ha capito cosa si sta accollando? Uno zoo. Uno zoo di bambini più il custode." "Io voglio sposarla." "Allora lei è un folle."). L'impressione di questi frammenti è di un passato d'intesa naturale, di condivisione e complicità ravvicinata, quasi fusionale, almeno fino alla prima "caduta", le prime bugie, i dubbi. Tornati al presente assistiamo alle conseguenze di questo cumulo di nostalgie e pensieri dolorosi: la straziante, bellissima scena di Jo che da "Harrods" ha un crollo nervoso in mezzo alla gente (scena splendidamente gestita da Clayton che all'improvviso fa il vuoto spegnendo il commento sonoro e tagliando su un primissimo piano del volto disfatto dal pianto di Jo che non vede più nessuno e singhiozzando domanda "Che cosa vuoi?"). 

        Da questo punto in poi, così come Jake diventa doppio (e c'è comunque una grande attenzione a non farne un personaggio, agli occhi di Jo, completamente negativo) anche nella realtà percepita da Jo qualcosa si frattura. Cominciano a verificarsi episodi enigmatici, imbarazzanti, a volte specie di incubi (qui si avverte la propensione per l'assurdo di Pinter) o a volte solo momenti emotivamente complessi che però restano come indefiniti e sospesi nel vuoto, grazie non solo all'espressività della Bancroft, ma anche alla regia che asseconda l'incertezza e la vertigine della protagonista ad esempio rinunciando quasi completamente, nella parte centrale, alla "guida" della musica, cosa che porta l'attenzione dello spettatore a focalizzarsi sempre di più su volti, gesti e dettagli. Lo smarrimento e la "fragilità mentale" di Jo si riversano così (espressionisticamente) all'esterno e di fronte al baratro della realtà risulta ancor più comprensibile perché lei desideri ritrovare la pienezza di senso che aveva la famiglia e il rapporto col marito. 

 

 

        Nonostante l'argomento potenzialmente da rivista scandalistica, nulla di ciò che succede appare gratuitamente sensazionalistico, proprio perché si evita il melodramma dei sentimenti "netti", carichi ed enfatizzati dalle musiche. E al tempo stesso perché più gli avvenimenti si complicano, più la regia stringe sulla relazione di coppia, sulle riconciliazioni, sul bisogno che hanno l'uno dell'altra, sulle molte emozioni sottili e inestricabili che li legano. 

        Altro strumento che aiuta a creare una visione focalizzata e quasi "personalizzata" è il montaggio fortemente ellittico che spesso evita i preamboli delle scene accostando quadro emotivo a quadro emotivo, come se fossimo ancora nella mente di Jo quando all'inizio del film si lasciava invadere da frammenti di ricordi emotivamente rilevanti. Questi accostamenti creano a volte una sintassi e una chimica molto insolita e spiazzante, quasi un flusso di coscienza onirico che predigerisce inserti irreali e accostamenti di toni molto diversi senza darti il tempo di metterli in discussione. L'esempio più eclatante è una sequenza molto ardita [ATTENZIONE SPOILER!] che inizia con la stranezza di uno sconosciuto un po' barbone (forse Giamaicano) che si presenta alla porta di Jo dichiarando di essere il re d'Israele e con fare augusto spiega il suo progetto di costruire una stazione radio per diffondere il Verbo. Jo sgrana gli occhi come allucinata e lo fa accomodare. Senonché all'improvviso telefona James Mason che le rivela che sua moglie Beth è incinta di Jake e condisce il tutto con qualche astioso commento da maniaco gentiluomo. Stacco su Jo e Jake che se le danno, con la camera a mano tra i due litiganti a cogliere scampoli di furia finché qualcuno non finisce su uno specchio mandandolo in frantumi. Mentre cadono le schegge cominciano a vorticare, dissolvenza su dei particolari di una stanza da letto, Jo ha deciso di ripagare il marito con la stessa moneta ed è a letto con l'ex marito, anche se poi in realtà si sente solo la sua voce che parla malinconica della relazione con Jake. [FINE SPOILER] 

 

Anne Bancroft, Richard Johnson

Frenesia del piacere (1964): Anne Bancroft, Richard Johnson

 

        Clayton e Pinter si prendono sicuramente molti rischi all'insegna della coesistenza di spinte apparentemente opposte come sono da un lato l'immergersi nelle emozioni più sottili e dall'altro cercare di amplificarle e renderne percepibile all'esterno la forza sconvolgente. Ma sostanzialmente tutte le invenzioni, anche le più barocche, sono indirizzate all'obiettivo primario di cercare di esprimere i sentimenti complessi, inquietanti e particolarmente intensi di Jo e tutto questo contribuisce a stabilire una straordinaria intimità col suo personaggio e il suo modo di sentire. Un'intimità che trascina e fa da elemento unificante, e che a visione conclusa è sicuramente ciò che rimane maggiormente impresso dell'intera esperienza. 

 

        Anne Bancroft fu premiata come migliore attrice a Cannes '64 e ai BAFTA e nominata agli Oscar – quell'anno vinse Julie Andrews/Mary Poppins...no comment... – e anche Pinter si vide riconosciuti gli sforzi vincendo ai BAFTA come migliore sceneggiatura britannica. 

 

"Jack Clayton è stato un regista di grande sensibilità, intelligenza e gusto. Era un uomo gentile, con un senso dell'umorismo posato e caustico, ma professionalmente possedeva il massimo rigore e una fiera determinazione. Ho scritto la sceneggiatura di THE PUMPKIN EATER nel 1963. Rimane, a mio modo di vedere, un film di una potenza considerevole e, ovviamente, di un'assoluta integrità." ~ Harold Pinter

 

"I film di Jack Clayton sono caratterizzati da una visione personale profondamente sentita. Non ha mai copiato nessuno, non si è mai ripetuto come molti filmmakers sono inclini a fare. I suoi film sono permeati da una moltitudine di dettagli unici che, uno dopo l'altro, si accumulano fino a donare ai film la loro insolita prospettiva." ~ Anne Bancroft 

  

James Mason, Peter Finch

Frenesia del piacere (1964): James Mason, Peter Finch

 

(¹) - Filastrocca per la nanna dei bambini che ha varie versioni e vari sottintesi sessuali. Secondo una delle interpretazioni più accreditate la zucca sta a qualcos'altro come "pumpkin shell" sta a cintura di castità. 

 

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