Regia di Leros Pittoni vedi scheda film
Un architetto del nord, anarchico aspirante pittore, decide improvvisamente di cambiare vita e si trasferisce su un'isoletta siciliana per dipingere e non pensare ad altro. Se fin da subito gli abitanti locali lo guardano con diffidenza, la sua relazione con Assunta, costretta a crescere il piccolo Giorgio senza il padre Carmelo, carcerato, comincia ad attirargli qualche antipatia. Prontamente, quando Carmelo evade e viene ritrovato morto, il commissario locale accusa ingiustamente lo straniero.
Se è vero che negli anni Settanta imperversavano nel nostro cinema i melodrammi più disperati e disperanti, è altrettanto sacrosanto suddividere tale sciagurato filone, impestato di disgrazie, problemi di ogni tipo, malattie e morti, in due sottocategorie: quelli col finale catastrofico e quelli col lieto fine. Un amore così fragile così violento appartiene alla seconda tranche, per quanto possibile: una risoluzione in qualche modo positiva c'è, sebbene al termine di un tour de force di sfighe e dolori inenarrabili, e la visione può chiudersi con l'animo un minimo risollevato. Il romanzo d'origine, omonimo, è opera di Leros Pittoni, che qui si prodiga anche in veste di sceneggiatore (insieme a Carlo Santolini) e, per la prima e ultima volta, di regista. Una regia non difficile, questo è chiaro, ma portata a compimento con sufficiente cura; il film fa il suo lavoro, diciamo così, suscitando emozioni forti quanto facili e intrattenendo il pubblico per un centinaio scarso di minuti; collabora in maniera decisa alle atmosfere struggenti la colonna sonora firmata da Daniele Patucchi. Fabio Testi e Paola Pitagora sono i due principali interpreti, ma nel cast compaiono anche Gino Santercole, Franco Ressel, Daniele Dublino, Maria Baxa e il piccolo Franco Bartella, la cui carriera come attore non andrà avanti molto a lungo. Interessante, o quantomeno non scontato, il flebile sottotesto anticapitalista e anti-sistema che guida le mosse del protagonista nella sua decisa scelta di tornare a vivere nella natura: ma è poco più che un accenno. 3/10.
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