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La fabbrica di cioccolato

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La fabbrica di cioccolato

di axe
7 stelle

Il giovanissimo Charlie Bucket non se la passa bene. Vive in una fredda casupola insieme ai nonni ed ai genitori; il padre, operaio in una piccola azienda del posto, perde il lavoro. Si prospettano per la famiglia tempi ancora più duri. Nonostante ciò, Charlie non perde la voglia di vivere e di sognare. A poca distanza dalla sua malconcia casetta ha sede la grande fabbrica di dolciumi di proprietà del misterioso Willy Wonka, il quale, tanti anni prima, stanco d'esser vittima di furti di ricette da parte della concorrenza, aveva allontanato dal mastodontico complesso tutte le maestranze del luogo, compreso Joe, il nonno di Charlie. Ambedue sperano di poter, un giorno, entrare nella fabbrica, isolata dalla città cresciuta intorno da alte mura ed una imponente cancellata. Ad aiutarli è la buona sorte; Willy Wonka inserisce cinque biglietti in altrettante confezioni delle sue tavolette di cioccolato, vendute in tutto il mondo. Chi li troverà, avrà diritto a conoscerlo e visitare la sua fabbrica di cioccolato. Charlie, dopo alcune peripezie, ne ottiene uno; può dunque presentarsi ai cancelli, insieme al nonno e ad agli altri quattro vincitori, bambini in condizioni migliori delle sue, per censo ma non qualità morali, i quali mirano alla vittoria di un ulteriore, misterioso, "premio speciale". Trasposizione cinematografica dell'omonimo romanzo di Roald Dahl, scrittore inglese il quale ha dedicato ai più giovani buona parte della sua produzione, "La Fabbrica Di Cioccolato" è un'opera diretta da Tim Burton. Il regista statunitense racconta secondo il suo peculiare stile, affrontando temi umani con i canoni della favola, della fantasia. L'immensa ed impenetrabile "fabbrica di cioccolato", con una città sviluppatasi tutta intorno quasi fosse una sua pertinenza, potrebbe essere in un qualunque luogo dell'Occidente "anglosassone" ed in un qualunque momento della seconda metà del XX Secolo. La gestisce Willy Wonka, un uomo di mezza età la cui storia è raccontata tramite flashback, tra evidenti anacronismi, i quali contribuiscono all'indeterminatezza della collocazione. Bambino dall'infanzia infelice, in quanto cresciuto da un padre dentista il quale gli impone l'utilizzo di un ingombrante prototipo di apparecchio ortodontico, Willy ha scoperto il cioccolato trasgredendo un divieto dell'anziano genitore; costretto a scegliere tra suo padre e l'arte del dolciume, ha preferito la seconda. E' stato in grado di cavarsela da sè, senza una famiglia. Ma l'età inizia a farsi sentire; benchè il trucco del suo interprete, Johnny Deep, non lascia chiaramente intendere quanti anni abbia, Willy percepisce la necessità di trovare un personaggio degno di lui e della sua arte, in grado di affiancarlo, per poi sostituirlo. Il premio messo in palio tra i suoi cinque visitatori è infatti l'intera fabbrica. Dppo molte peripezie, la vittoria arride a Charlie. Non perchè il ragazzino abbia particolari doti; bensì perchè è stato educato dalla sua poverissima famiglia a condividere quel poco che ha. Tra i coetanei in visita non è di certo il più prestante, il più intelligente, il più sveglio. E' l'unico a riflettere quella luce di umanità che dall'inizio del racconto abbiamo visto brillare tra le mura della sua casupola, umile eppur così diversa, tra le altre tutte uguali. Coincide con la fortuna di Charlie una analoga sorte per Willy Wonka; l'eccentrico cioccolatiere, sin dall'allontanamento del personale del luogo, è vissuto con gli Umpa Lumpa, una stramba tribù di pigmei; originari dell'Africa ed attratti da Willy, in esplorazione per ampliare i propri orizzonti, il quale ha scoperto in loro notevoli benchè decisamente lontane dai nostri guisti doti culinarie, gli Umpa Lumpa sono stati condotti nella fabbrica, ove lavorano con felice dedizione alla preparazione dei dolci. Essi sono per lui amici, ma non una famiglia; la famiglia della quale Willy Wonka, in epilogo di storia, è invitato a far parte, alla stregua di un nipote, cugino, fratello maggiore dei vari membri, è quella di Charlie. Si ricuce così quello strappo che ha avuto luogo nel momento in cui il padre di Willy, per un giovane assetato di vita e soddisfazioni, ha smesso di esistere. Affiancano in scena l'eclettico Johnny Deep, un giovanissimo Freddie Highmore e David Kelly, nei ruoli di Charlie e nonno Joe, accompagnatore del ragazzo, nonchè Deep Roy, il quale offre il volto agli Umpa Lumpa, indistinguibili l'uno dell'altro (o dall'altra). Il racconto ha un buon ritmo; cattura rapidamente l'interesse dello spettatore grazie alla prospettiva di sollevare il velo di mistero che avvolge la fabbrica, una sorta di fortezza, all'interno della quale si cela un mondo fantastico di colori e di musica, animato dagli Umpa Lumpa, i quali, con i loro balli e canti commentano quanto accade. Uno dietro l'altro, i compagni di visita di Charlie, poco o nulla affascinati dall'ambiente fantastico nel quale sono introdotti, cadono vittima dei loro stessi vizi, trasmessi da genitori peggiori di loro. Ingordigia, superbia, avidità, nichilismo li mettono fuori gioco; facile immaginare quale lezione intendano impartire gli autori che hanno raccontato questa storia. "La Fabbrica Di Cioccolato" è una fiaba legata alla realtà da solidi agganci; può dunque esser considerato un film d'intrattenimento, dalla morale molto semplice e facilmente accessibile, di gradevolissima visione. Ma anche un'opera di crescita e maturazione, protagonisti dei quali fenomeni sono, in positivo, Willy Wonka ed, in negativo, le quattro famiglie dei compagni di visita di Charlie, grintose ed egoiste, veri e propri esempi negativi con poche speranze di poter cambiare. Un buon film di Tim Burton, decisamente meno pessimista di altri e ... pericoloso per la dieta !

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