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La terra dei morti viventi

Regia di George A. Romero vedi scheda film

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La recensione su La terra dei morti viventi

di Baliverna
6 stelle

Romero è certamente l’unico al mondo capace di fare film di zombi. E i suoi trascorsi (specie il secondo, del ’78) sono decisamente riusciti. Per molti aspetti lo è anche questo. La rappresentazione degli zombi è efficace, l’azione è incalzante, l’interesse non cala, l’ambientazione è buia, sporca e sgradevole. Uno degli elementi di novità rispetto ai film precedenti è il fatto che gli umani rimasti, lungi dall’essere solidali contro il comune nemico, combattono parecchio tra di loro, a tutto vantaggio degli zombi. Un fatto curioso, poi, è che i mostri vengono definiti zombi se non sbaglio una sola volta, per il resto li chiamano “appestati”, almeno nella versione italiana. Questo particolare della sceneggiatura è piuttosto vago e non lo capisco. uesQLa società ritratta dal film è davvero sconfortante: oltre ai già citati scontri e contese di cui sopra, gli umani sono alquanto disumani, con poche timide eccezioni (Asia Argento, il rosso protagonista, e l’energumeno barbuto). Quello che non mi è piaciuto tanto è il finale. Agli zombi viene quasi riconosciuto il diritto di cittadinanza, quello di cercarsi una dimora e vengono messi quasi sullo stesso piano degli umani; addirittura evitano di ucciderli. Questo mi sa di qualunquismo e buonismo, che mi urtano un po’. Naturalmente, tra le pieghe del film è possibile leggere l’abituale critica di Romero alla società dei consumi, che trasforma appunto gli esseri umani in zombi. Il meccanico negro, capo della turba di morti viventi, incarna forse la voglia di vendetta degli strati più discriminati e svantaggiati della popolazione americana.

Insomma, è un film discreto, da vedere, ma inferiore alle opere precedenti del regista, più appassionate e coinvolgenti.

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