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Perdita Durango

Regia di Alex de la Iglesia vedi scheda film

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La recensione su Perdita Durango

di scapigliato
9 stelle

In Álex de la Iglesia l'esasperazione è la via estetica per irrompere nel normale e ribaltarlo. Efferatezze, paradossi e colpi bassi, esperpentismi di ogni categoria per sconvolgere la visione.

Da un romanzo di Barry Gifford, tanto caro a Lynch, Perdita Durango è un western urbano e frontaliero completamente autonomo che può essere affiancato ai titoli chili-pulp di Robert Rodríguez come Desperado (1995) e Dal tramonto all’alba (1996). Il western è la chiave di lettura cinematografica del film di de La Iglesia. In questa cornice mitica il regista ci piazza tutto quello che di irriverente conosce. Non è un film castrato, bensì molto disinibito. Sesso, droga e satanismo. Le vie del Diavolo sono infinite. In un rito orgiastico demoniaco il regista attraversa con una poesia e una tenerezza criptate dal grottesco e dalla violenza esasperata, alcuni tra i temi cardine del percorso umano: l'amore, il sesso, l'amicizia, la religione.

Inequivocabile il richiamo continuo al binomio vita/morte che rivive poi plasticamente nelle bellissime sparatorie, nel sesso disturbante e promiscuo dei personaggi e nel paesaggio arido del deserto. Morendo, l'uomo acquista una statura mitica, diventa inverosimilmente immortale. Questo il folle pensiero di Romeo, il protagonista interpretato da Javier Bardem, che con la sua novella Giulietta, ovvero la Perdita del titolo a cui da volto e corpo Rosy Pérez, si amano e si odiano, si prendono e si lasciano in una metafora dell'amore-odio tra vita e morte. Una nega l'altra, ma entrambe sono indivisibili.

Citando Vera Cruz, oltre a ricollegare il film al genere western, il regista, attraverso il personaggio di Romeo, esemplifica la sua teoria sulla caratura del uomo come personaggio mitico, e sostiene misticheggiante che la morte di Burt Lancaster nel classico di Robert Aldrich, l’unica morte giusta per un uomo: tragica e drammatica. Bellissimo il finale, quando morendo, Romeo si vede proiettato ai piedi di Gary Cooper in Vera Cruz al posto del morente Burt Lancaster. Il Mito gioca con se stesso, nelle sue infinite combinazioni, proiettando sul grande schermo, e tra le righe della finzione, tutto il nostro enigmatico senso della vita.

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