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Paganini

Regia di Klaus Kinski vedi scheda film

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La recensione su Paganini

di mm40
3 stelle

Idolatrato dalla folla di ammiratori, consumato con gli occhi (e non solo) dalle ragazze, ecco a voi Niccolò Paganini: tanto geniale con archetto e violino fra le mani, quanto scapestrato erotomane, sfrenato lussurioso nella vita privata.

 

Paganini riconsidera la sua vita - i suoi eccessi e le sue virtù - durante una pomposa, grandiosa esibizione: Kinski racconta di sè - dei suoi eccessi e delle sue virtù - nel suo ultimo grande film. Faticosamente messo in piedi dal produttore Augusto Caminito, per lunghi anni desiderato, scritto e riscritto, tentato e fallito, Kinski Paganini (questo il titolo originale della pellicola) è un lavoro sbracato, senza mezzi termini, estetizzato in maniera spropositata (ralenti e musiche sono semplicemene abusati), frutto di leggende inenarrabili sul set e di scandali ben conosciuti al di fuori (vale la pena di citare la conferenza stampa a Cannes durante la quale Kinski insultò pesantemente tutti, in primis il direttore del festival, per esserne stato escluso), infine rimosso anzitempo dopo un clamoroso tonfo al botteghino. E dire che un brutto film, di per sè, non è: si tratta di una biografia fortemente sofferta proprio per il suo essere stata interpretata dal regista e sceneggiatore come un'autobiografia in senso assoluto, un'opera struggente nella sua incapacità di comunicare in modo sufficientemente chiaro la richiesta di aiuto che Kinski - per la prima volta sceneggiatore, regista e perfino montatore, oltre che, inevitabilmente, protagonista - stava lanciando al pubblico. Facile liquidare il Paganini come un'accozzaglia sgangherata di scene erotiche (e la versione oggi visionabile, pur con qualche difficoltà, è quella vietata ai minori di 18 e pesantemente mutilata dalla censura, con sforbiciate di parecchi minuti) e di sviolinate esasperanti in sottofondo; il libro Del Paganini e dei capricci (Stefano Loparco, editore Ass. C. Il foglio, 2015) ricostruisce l'oltremodo complessa genesi della pellicola e,  fornendo una nutrita serie di dettagli biografici dell'attore di origine polacca, aiuta a comprendere meglio cosa e quanto significasse Paganini per Kinski, e Kinski per la storia del cinema. Perchè è pur vero che la maggior parte delle sue interpretazioni è stata dedicata a b-movies, ma in ogni sua presenza Kinski ha sempre lasciato il segno: e il suo Paganini, nel bene e nel male, non è da meno. Nel cast anche il figlio Nikolai, la fidanzata dell'epoca Debora Caprioglio, Dalila Di Lazzaro, Bernard Blier, Tosca D'Aquino, Eva Grimaldi, Donatella Rettore e, in una particina, Marcel Marceau. Le incisioni e le scene di controfigura al violino hanno chiamato in causa nientemeno che Salvatore Accardo; dettaglio magniloquente: quando sta suonando Accardo Paganini è destro, quando lo strumento è in mano a Kinski, è mancino. 3,5/10.

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