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La guerra dei mondi

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su La guerra dei mondi

di scandoniano
8 stelle

“La guerra dei mondi” è forse il più controverso film degli ultimi anni. Le schiere di fan di Spielberg si sono precipitate al botteghino per ammirarlo sul grande schermo, ma spesso i giudizi che ne sono scaturiti all’uscita delle sale è stato “freddino”, per non usare termini peggiori. Tuttavia c’è chi, invece, pur non essendo amante del genere, lo definisce un ottimo film. Lo stile fantascientifico di Spielberg, l’azione, gli effetti speciali, quelli non si discutono. La bellezza estetica del profilmico è evidente. Eppure il film nel complesso spesso non convince.
La trama parla di orde di alieni, tripodi per l’esattezza, che arrivano sulla terra dal cielo (o, forse, che si annidavano sotto terra da tempo per poi venir “attivati” da una tempesta di saette); le popolazioni, nella fattispecie americane, colte di sorpresa e per questo ridotte a vivere come nella preistoria senza comfort né tecnologia, vivono giorni di assoluto panico. In particolare, seguiamo la storia di un padre (Tom Cruise), un po’ imbranato, ma molto volenteroso, che proprio nel canonico giorno settimanale che trascorre coi figli (essendo separato dalla moglie), si ritrova nel bel mezzo di quest’attacco alieno. Ray Ferrier, questo il nome del protagonista, si troverà a scappare dagli alieni, ma a dover cementare contemporaneamente il rapporto con i figli (interpretati bene da Dakota Fanning e Justin Chatwin), per poterli portare in salvo.
La tensione non manca, lo spettacolo nemmeno. Ma allora perché quei musi storti?
Si cominci dal fatto che il film è pieno di incongruenze, qualche scena è girata in maniera troppo artificiosa, anche se, nel complesso la sceneggiatura apocalittica è rappresentata in maniera fantastica. Ma il problema non è estetico. Il film, con le scene di massa, gli inseguimenti, la tensione, i mostri giganti a schiacciare gli umani è un bel film. Il problema, per chi lo guarda come un classico “Blockbuster” sta nella trama. In pratica il film parla di uno che scappa. Punto. I detrattori, per lo meno, la vedono così. Gli attenti osservatori, che sanno invece coglierne le linee sottese, troveranno nella metafora politica (Cruise contro Robbins significa Democratici contro Repubblicani), ma soprattutto geopolitica (i mostri invasori sono gli islamici, caduti dal cielo o che forse in America già ci vivevano (vedi Osama), che colgono improvvisamente di sorpresa “il paese più forte del mondo”, la politica è assente, i cittadini abbandonati a se stessi, le scene di panico che si susseguono, la distruzione che impera, il cittadino costretto a rifugiarsi in un posto che forse non esiste. La metafora su cui si basa il film è più che evidente, eppure chi non sa leggere tra le righe storce il muso e maledice Spielberg; chi però si ferma a coglierne le sfumature più connotative non ne rimane deluso.

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