Regia di Sergio Citti vedi scheda film
Attanagliato da una deprimente distribuzione nazionale, boicottato sul piccolo schermo e finalmente "visto" nel contenitore notturno di Enrico Ghezzi. Il piccolo film di Sergio Citti è una di quelle opere sgangherate e sincere quanto basta per renderle attraenti e simpatiche. La bellezza e la compattezza non abitano qui ed è Citti stesso a non reclamarle, attaccato come è a quel mondo sommerso, "underground", a quel "casotto" di volti e anime in fuga. Citti è (era) uno di quei (pochi) registi italiani capace di trarre il meglio da ognuno, rivitalizzando (e creando) attori e volti noti asfissiati da (forse) troppa televisione. Amendola e Fiorello ("Cartoni animati") sono i casi più lampanti, facce cittiane come poche. I temi di "Fratella e sorello" sono tanti, vari, originali: dal pittoresco affresco carcerario in contrapposizione con la meschinità e la malvagità del "mondo esterno" (ma paradossalmente il film si svolge tutto in interni), al ruolo castrante della figura femminile, personaggio più che mai negativo al quale viene opposto l'uomo burbero e un po' "pollo", ridotto a "gioco sessuale" (il "Cicera live porno show", dove la parte del "guardone perverso" la fa il gentil sesso), ma "buono" e affettuoso, goliardico ma sincero come il film. Non mancano "ardori" omosessuali, ma a prevalere è più l'amicizia limpida e controcorrente che tollera tutto e non nasconde niente. Checché ne dica il grande Ghezzi, "Fratella e sorello" è un film minore nella filmografia cittiana, una incerta "favola" senza tempo sugli umili e il loro mondo.
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