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Batman Begins

Regia di Christopher Nolan vedi scheda film

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La recensione su Batman Begins

di FilmTv Rivista
8 stelle

Un bambino gioca nel parco di un palazzo. cade in un pozzo, riapre gli occhi, sente un fruscio, e dall’oscurità senza fondo centinaia di pipistrelli volano verso di lui. «Di che cosa hai paura, signor Wayne?». Quella paura mai superata, dominata e rilanciata contro gli avversari, diventerà l’arma più forte del giovane miliardario Bruce Wayne, in arte Batman, il giustiziere misterioso che vuole ripulire Gotham City dalla corruzione. Creato nel 1939 da Bob Kane, Batman non ha mai esaurito il suo fascino oscuro e “umano” (non è un supereroe, ma semplicemente un uomo che si è esercitato) e ha continuato a popolare comics, serie B, telefilm, e gli incubi del genio Tim Burton, che nel 1992 portò in superficie tutto il lutto e le nevrosi che oscuravano i fumetti, alleggeriti dalle precedenti versioni più “infantili”. Dimenticare Joel Schumacher (che fece due sequel piatti negli anni ’90) e ripartire da Burton; difficile, anche perché Burton puntava sull’anima dei “mostri” (Pinguino e Catwoman) – non un’operazione popolarissima nell’America post-11 settembre. Christopher Nolan, che è un giovane autore intelligente e tecnicamente fin troppo bravo, fa un’operazione all’incontrario, torna alle origini, riempie i vuoti, ci racconta come Bruce è diventato Batman, conducendo l’eroe a un passo dalla sua mostruosità. Batman è un dropout, un bambino al quale hanno ammazzato i genitori, un giovanotto che è andato in giro per il mondo come un povero per stordirsi alla visione della miseria e della violenza, un giusto in un mondo di ingiusti, inevitabilmente un solitario. Quello che in Batman Begins sembra un lungo incipit (tutta la prima parte, la più bella, che mescola i traumi e i rimpianti dell’infanzia e lo stordimento e l’iniziazione della giovinezza) è in realtà il cuore di tenebra del film, dove alcuni momenti di paura (il pozzo con i pipistrelli), di commozione (la tenerezza compassata del maggiordomo Alfred), di premonizione (il Mefistofele all’Opera con i genitori) si saldano con la fantasmagorica durezza dell’addestramento ninja al quale Bruce viene sottoposto da Ducard, con la discesa in fondo alla propria anima. Nasce così una maschera, sulla quale Bruce apporrà un’altra maschera: è la formazione dell’io adulto, al quale Bruce sovrapporrà la regola insegnatagli da Ducard: «La teatralità e l’inganno sono strumenti potenti». Il resto è Batman, con il divertimento dei “gadget” (come nascono la batmobile, la batcaverna, il batcostume), dei laconici “angeli custodi” (Michael Caine-Alfred, Morgan Freeman-Lucius, Gary Oldman-Gordon – tre grandi) e dei “cattivi” (su tutti, l’inquietante, androgino Cillian Murphy-Crane), la qualità pirotecnica degli inseguimenti, la pioggia nera che cade su Gotham City. Ma, inquieta, quella domanda resta nell’aria: «Di che cosa hai paura, signor Wayne?».

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 25 del 2005

Autore: Emanuela Martini

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