Regia di Gregg Araki vedi scheda film
Atteso e non deludente. Ingabbiato dal tentativo di rendenzione, il film di Araki sembra cadere sul finale (la criticata scena del divano). In realtà ha la forza visiva e narrativa di una poesia maledetta, da amare e odiare allo stesso tempo. Se le parole volano, e i fatti dell'uomo rimangono, è anche vero che proprio i fatti sono la materia da poetizzare. Un film molto lirico e tenero con Joseph Gordon-Levitt sempre più bravo che per il suo Neil meriterebbe riconoscimenti in tutto il mondo. Da "Il Giurato" con Demi Moore ne ha fatta di strada e sempre proponendosi fresco ed immediato: caratteristiche tra le più ricercate nel cinema di oggi, fortunatamente. Ma anche un sorprendente e consumato Billy Drago torna ad incarnare un personaggio di pelle, così come un'inaspettato Richard Riehle si trasforma in un depravato.
Il film non insegue scappatoie, e nel suo perturbare lirico diventa meno sconvolgente dei precedenti film di Araki, ma altrettanto poco conciliante, e sempre arrabbiato. Il confronto finale sul divano non va visto come una resa del regista alle provocazioni di una vita borderline, perchè lo stesso Gordon-Levitt ammette che la vita può cambiare, ma non si può dimenticare il passato. E son sicuro che Neil McCormick, anche cambiando o fuggendo (e la fuga è sempre nobile comunque sia), rimarrà un omosessuale convinto, e continuerà a vivere una vita sul filo della decenza morale. Ma ciò che più importa è che nel "trauma" due vite si sono incontrate e sorrette, continuando poi la loro strada nella diversità.
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