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I fatti della Banda della Magliana

Regia di Daniele Costantini vedi scheda film

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La recensione su I fatti della Banda della Magliana

di valerioexist
8 stelle

Prendete varie sottomarche di chinotto e travasatele in una bottiglia di ferrarelle vuota e senza etichetta, fatela bere ad un metal meccanico peloso in mutande mentre scureggia, rutta e si masturba davanti al calendrario della Ferilli di 6 anni fa, il tutto a Tor Bella Monaca mentre cinque motorini gli girano intorno sputando e gridando bestemmie e “mortacci tua”… fatto? Beh, facendo questo avrete ottenuto forse un decimo della coattagine presente ne “I Fatti Della Banda Della Magliana”, il film del 2002 diretto da Daniele Costantini riguardante appunto le gesta della suddetta banda criminale romana degli anni ’70.
Al contrario del film “Romanzo Criminale” (uscito l’anno seguente e tratto dall’omonimo libro uscito però 3 anni prima) questa pellicola è stracarica di vicendevoli insulti da parte dei protagonisti, che durante tutto il film, sceneggiato e recitato con un’impostazione prettamente teatrale più che cinematografica, raccontano ad un giudice muto ed invisibile (eccetto per gli ultimi due minuti) tutto ciò che hanno compiuto durante gli anni della loro attività delinquenziale per filo e per segno, raccontando anche come sono morti.
In pratica, questi zombie coatti che giocano a bigliardo, fanno ripercorrere, a mò di documentario, i fatti di cronaca realmente accaduti (cambiando lievemente i nomi e i soprannomi dei veri banditi maglianesi). Nei loro lunghi monologhi spesso in piano sequenze lunghissime, dove tutti gli attori partecipando dicendo la loro ma ancora più spesso mandando a fanculo chi parla con il plateale alzamento della mano aperta verso l’alto o dicendosi in continuazione “a pezzo demmèrdahha!”, gli attori (alcuni dei quali presi direttamente dal gabbio, ove è stato girato il 90% del film) parlano un dialetto romanesco molto forzato, in quanto mescola il gergo arcaico capitolino alla Trilussa (“e ddice che doppo andiedero dar venditore e je perquisorno la bottega…”) con però moltissime influenze tipicamente coatte anni ’90 (“te faccio ‘m buco ‘n faccia e te succhio come ‘n cocco!”).
Molto probabilmente quello di raccontare le vicende della banda è stato solo un pretesto per fare una pellicola con coatti che sclerano e gridano “mortacci tuah!”, ma comunque è un film che si fa vedere, stupisce la sua quasi sempre gratuita grevità! Non vedetelo prima di vedervi Romanzo Criminale, sennò il turpiloquio vi vizierà e non vi farà amare le coattate di Pierfrancesco Favino e Kim Rossi Stuart (che al cospetto del film di Costantini sembreranno apoftegmi da salotto).
Trivia: tra i personaggi prelevati dalla galera e messi sulla pellicola ci sta anche il barista della mia università, che solo ora ho scoperto essere sotto libertà vigilata… da paura!

Valerio
http://doner.splinder.com

Su Leo Gullotta

pare proprio che hanno detto "oh, facciamogli fare 30 secondi di cameo giusto per metterlo tra gli attori"

Su Roberto Brunetti

ma non se ne perde uno di film sulla banda della Magliana?

Su Francesco Pannofino

grande!

Su Daniele Costantini

bene bene

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