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Le beau Serge

Regia di Claude Chabrol vedi scheda film

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La recensione su Le beau Serge

di hupp2000
8 stelle

Magnifico esordio di Claude Chabrol in veste di regista, sceneggiatore e produttore, anche se il film non riscuoterà il successo planetario delle prime geniali opere di François Truffaut e Jean-Luc Godard, “Les 400 coups” e “A bout de souffle”. “Le beau Serge”, realizzato grazie ad una provvidenziale eredità della prima moglie, come racconta lo stesso regista nel libro autobiografico “Claude Chabrol par lui-même et par les siens” (ed. Stock, 2011),ci immerge immediatamente in quello che sarà il suo mondo cinematografico per oltre 50 anni: provincia francese, personaggi segnati da destini drammatici, sentimenti repressi o inconfessabili e scheletri negli armadi.

 

Dopo dodici anni di assenza e un lungo periodo trascorso in sanatorio, François (Jean-Claude Brialy) torna convalescente nel suo villaggio natale. Qui, ritrova Serge (Gérard Blain) l’amico d’infanzia e di adolescenza. Serge è sposato, ha perso un figlio nato con una tara ed è precipitato nell’alcoolismo. La moglie è nuovamente incinta e l’attesa è a dir poco angosciosa. In maniera maldestra quanto disinteressata, François tenta di aiutare l’amico. Una trama tutto sommato semplice e lineare, che si snoda senza particolari colpi di scena, diventando quasi un pretesto per far conoscere allo spettatore personaggi tratteggiati con grande finezza e un ambiente di cui l’autore conosce ogni segreto. D’altronde, il film fu girato a Sardent, paesello della Creuse dove Claude Chabrol ancora bambino trascorse gli anni della Seconda Guerra Mondiale. La sua dimestichezza con i luoghi e le abitudini locali appare evidente. In tale contesto dirige attori quasi alle prime armi, ma che funzionano a meraviglia e resteranno a lungo cari sia a lui che agli altri autori della Nouvelle Vague. L’anno successivo, Jean-Claude Brialy e Gérard Blain reciteranno nuovamente insieme nel secondo lungometraggio dello stesso regista, “Les cousins” (1959). In questa prima opera, sono affiancati da un’altra figura molto rappresentativa del nascente movimento cinematografico, Bernadette Lafont, qui ventenne e perfetta nel ruolo della ragazza svampita e troppo disponibile per l’epoca. E’ l’inizio di una lunga collaborazione tra il regista e l’attrice scomparsa meno di un anno fa, dopo una carriera eccezionale.

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