Espandi menu
cerca
Frenzy

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Bates

Bates

Iscritto dal 7 gennaio 2018 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post -
  • Recensioni 3
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Frenzy

di Bates
9 stelle

Siamo negli anni '70 e la violenza, complice anche il celeberrimo Psycho che nel decennio precedente fece da spartiacque, è ormai accettata al cinema. Così ne approfitta anche Hitchcock, che per la prima volta la esplicita in maniera sfacciata. Se finora l'aveva soltanto fatta intuire allo spettatore, a causa della censura molto stretta degli anni precedenti, in Frenzy, al suo ritorno in grande stile a Londra, la mostra attraverso una serie di donne implacabilmente strangolate e gettate nel Tamigi o in un cassonetto della spazzatura come fossero scarpe vecchie. 

È nello scenario di una coloratissima capitale britannica, ricostruita con i suoi ricordi giovanili, che l'anziano fuoriclasse Alfred disegna questo giallo dalle tinte torbide, in cui, cadavere dopo cadavere, mette in scena un corollario di omicidi con primi piani impressionanti, lingue di fuori e volti tumefatti. Come detto, una violenza sbattuta in faccia allo spettatore come mai fatto prima, ma senza rinunciare ai classici marchi di fabbrica: l'innocente in fuga che tenta di scagionarsi, le bionde, sebbene qui non siano le indimenticabili e meravigliose Kim Novak o Grace Kelly ma signore più comuni, e un grande utilizzo di quell'umorismo tipicamente inglese, tipicamente hitchockiano. Un umorismo macabro, strettamente correlato al tema della morte che permea tutta la pellicola. 

Frenzy, che in italiano significa frenesia ma può anche significare follia, ci fa capire quanta voglia avesse Hitchcock di sfilarsi dalle strette maglie della censura e di quel moralismo che più volte in passato l'ha costretto a rinunciare a certe scene in quanto troppo forti per l'epoca. Ma per fortuna i tempi sono cambiati, e, sebbene al suo penultimo lavoro e ormai stanco e malato, anche lui può finalmente osare di più.

Quattro anni prima di girare a Hollywood Complotto di famiglia, che segnerà il suo passo d'addio, il Maestro saluta la sua amatissima Londra in cui costruì la prima parte della carriera, e se ne congeda regalandoci l'ennesimo saggio della sua bravura.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati