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Le Crociate

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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La recensione su Le Crociate

di FilmTv Rivista
8 stelle

Se ci pensiamo, la carriera di Ridley Scott (uno dei grandi autori del cinema contemporaneo, anche se la critica tende spesso a trascurarlo, forse a causa delle dimensioni spesso epiche dei suoi film e del suo metodico lavoro sui generi) è percorsa da uomini (e donne) qualunque, che cercano solo pace e che forze crudeli e oscure ributtano costantemente nella mischia. Dal primo “eroe”, l’ufficiale stanco di combattere dei Duellanti, attraverso la Ripley di Alien e il Deckard di Blade Runner, fino al generale Maximus del Gladiatore, tutti hanno in mente una casa, un pezzo di terra, una famiglia, magari un gatto. Tutti progenitori di Baliano, un maniscalco ferito da Dio (la moglie si è suicidata dopo la morte del loro bambino), che si scopre cavaliere per diritto di nascita e decide di seguire le orme del padre verso Gerusalemme. Baliano non cerca le fortune che richiamavano i cavalieri cristiani in Terra Santa, non cerca di stabilire la Verità, di raggiungere la Gloria. Cerca Dio che ha smesso di parlargli e non dimentica la frase incisa su una trave della sua bottega: «Che uomo è un uomo che non rende il mondo migliore?». E a Gerusalemme, porta l’acqua su una terra arida e aiuta il popolo, per un momento, a non essere vittima della propria Storia. Le crociate è un bellissimo film di guerra e d’avventura che sposa con passione e senza ambiguità la causa della pace e attribuisce inequivocabili responsabilità storiche all’Occidente e al cristianesimo. Percorso da Cavalieri Templari guerrafondai e avidi di ricchezze e da preti e imam fanatici e opportunisti, sovrastato da due grandi re saggi (il lebbroso Baldovino – Edward Norton, i suoi occhi, dietro una dolente maschera d’argento- e Saladino), condanna senza appello tutti quelli che uccidono al grido «Dio lo vuole!». Scott, che sa girare le scene di battaglia come pochi, si abbandona al racconto d’avventura senza mai perdere di vista la sua tesi di fondo. Così, tiene a bada gli stereotipi (psicologici e narrativi) e costruisce dei caratteri di sintetica complessità, aiutato dal cast di coprotagonisti esemplari (Liam Neeson e Jeremy Irons, David Thewlis e Ghassam Massoud) che circonda i giovani Orlando Bloom ed Eva Green, tra i quali, davvero, “corre soltanto luce”. Gerusalemme è tutto o niente, la giustizia è solo quella che sta chiusa nel cuore degli uomini giusti, e la pace nel regno dei cieli (come dice una didascalia finale) è tutt’ora sfuggente.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 19 del 2005

Autore: Emanuela Martini

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